Come scegliere l’ATS giusto per la tua azienda: guida pratica per PMI

Sai quanto ti costa oggi gestire i CV con Excel?

Molto più di quanto pensi.
Molte PMI italiane gestiscono ancora candidature via mail o fogli di calcolo.
Il risultato? Tempo perso, candidati persi, costi nascosti.

Un Applicant Tracking System (ATS) è un software che centralizza tutte le fasi della selezione: pubblicazione annunci, raccolta CV, screening, onboarding.

Invece di ricevere file sparsi, hai un unico sistema ordinato.

Secondo IDC (International Data Corporation, società globale di analisi tecnologica), un ATS riduce il tempo medio di assunzione del 60% e genera un ROI medio del 255% in tre anni (HR Tech Report 2024).
E per una PMI questo significa meno lavoro amministrativo, più focus su valutazioni strategiche.

1. Quante assunzioni fai in un anno?

Se assumi 2–3 persone, ti basta un sistema leggero.
Se apri regolarmente più posizioni, un ATS è fondamentale.

Best practice: scegli in base ai tuoi volumi, non al nome del fornitore.
Molte PMI sprecano soldi su software enterprise che non sfruttano.

Che tu riceva 20 CV o 200, il problema è lo stesso: senza ATS, ogni candidatura va aperta e archiviata a mano. Con un ATS, filtri subito i profili più vicini al ruolo → così usi il tuo tempo per valutare le persone, non per gestire CV.

2. Budget e ROI: costo o investimento?

Molti imprenditori vedono l’ATS come una spesa.
In realtà è un investimento che evita perdite ben più alte.

SHRM (Society for Human Resource Management, la più grande associazione HR al mondo) stima che un turnover costi il 30–50% della RAL.

Un ATS non elimina i mismatch da solo. Non può dirti se un candidato è motivato: quello resta un lavoro umano.
Ma ti aiuta a filtrare i CV, a concentrarti su chi ha le competenze giuste, e a ridurre errori iniziali che costano cari.

3. Facilità d’uso

Un software potente è inutile se nessuno lo usa.
In una PMI chi si occupa di recruiting spesso ha anche altre responsabilità: serve uno strumento semplice e intuitivo.

Gartner (società di consulenza internazionale in IT e HR tech): il 40% dei progetti HR fallisce perché il software non viene adottato dagli utenti (2023).

Best practice: fai sempre una demo. Se in mezz’ora non è chiaro come usarlo, scartalo.

Un ATS pensato per PMI consente in pochi click di pubblicare annunci su più portali e filtrare automaticamente i CV.
Risultato: meno tempo sprecato in passaggi inutili, più tempo per valutare i candidati davvero interessanti.

4. Integrazione con gli altri processi HR

Un ATS moderno non serve solo a gestire CV: può dialogare con paghe, presenze, formazione e performance.

IDC (HR Tech Report 2024): le aziende che integrano i sistemi HR riducono del 25% i tempi amministrativi e migliorano la qualità dei dati.

Best practice: chiedi sempre se l’ATS si integra con:

  • portali di annunci (LinkedIn, InfoJobs, ecc.)
  • il tuo gestionale paghe
  • moduli di onboarding e formazione

Un ATS integrato evita di inserire tre volte gli stessi dati e riduce errori → più tempo per seguire la crescita del nuovo assunto.

5. Supporto e compliance

Per una PMI è fondamentale avere supporto in italiano e GDPR compliance.

Il Regolamento GDPR (Garante Privacy, 2024) prevede sanzioni fino a 20 milioni di € o al 4% del fatturato per gestione scorretta dei dati personali.

Best practice: verifica dove sono i server, leggi il contratto sul trattamento dati, controlla i tempi di risposta dell’assistenza.
Un ATS ben configurato gestisce automaticamente consensi e archiviazione → riducendo rischi e garantendo fiducia ai candidati.

6. Errori da evitare

Scegliere l’ATS più blasonato “perché lo usano le multinazionali” → paghi migliaia di euro per funzioni che non usi.
Guardare solo al prezzo → risparmi oggi, perdi molto di più in inefficienze.

Non coinvolgere chi lo userà → il software resta nel cassetto e torni a Excel.
Best practice: analizza i tuoi bisogni, coinvolgi chi userà lo strumento, chiedi una demo.

Un ATS non è un lusso: è un alleato strategico per selezionare meglio, risparmiare tempo e ridurre i costi nascosti.

Ma non esiste “l’ATS perfetto in assoluto”: esiste quello giusto per la tua azienda, i tuoi volumi, la tua cultura HR.

Studio Siciliano & Partners supporta le aziende proprio in questo: dall’analisi dei bisogni alla scelta dello strumento, fino alla sua implementazione pratica.

Come costruire una cultura HR inclusiva e sostenibile diventando Società Benefit

Oggi la maggior parte delle PMI italiane si scontra con tre ostacoli ricorrenti:

  1. difficoltà ad attrarre e trattenere persone valide
  2. perdita di valore percepito sul mercato
  3. accesso limitato a bandi e finanziamenti

Il modello Società Benefit, se costruito bene, interviene su tutti e tre i punti. Non è burocrazia. È strategia per crescere con più coerenza, più appeal, più margini.

Nel 2025 non basta più “trattare bene le persone”. Serve un modello misurabile, trasparente, coerente. Chi lo adotta cresce. Chi non lo fa, oggi lo paga.

Cosa significa diventare Società Benefit, in pratica?

Diventare Società Benefit significa modificare lo statuto aziendale per affiancare allo scopo di lucro uno o più obiettivi di beneficio comune (es. ambientali, sociali, culturali).

Non è solo una dichiarazione d’intenti:

  • si definiscono per iscritto le finalità d’impatto da perseguire
  • si nomina un responsabile d’impatto
  • si pubblica ogni anno una relazione d’impatto, basata su standard come GRI o ESRS

Cosa cambia nella pratica:

  • Si integra la cultura ESG nella gestione delle persone, dei fornitori, dei processi decisionali
  • Si diventa eleggibili per bandi pubblici e agevolazioni fiscali
  • Si migliora il posizionamento verso clienti, talenti, stakeholder

È un passaggio semplice da un punto di vista legale (atto notarile), ma strategico da un punto di vista aziendale. Ecco perché va accompagnato con un lavoro interno di coerenza e visione.

 

  1. Perché oggi ha senso farlo (e perché non è un trend passeggero)

Alla fine del 2024, in Italia si contano 4.593 Società Benefit, in crescita del +27% rispetto al 2023 (Fonte: Unioncamere-InfoCamere 2025). Generano 62 miliardi di euro di valore, impiegano oltre 217.000 persone e sono presenti in tutti i settori chiave dell’economia.

Nel triennio 2021-2023, il fatturato mediano delle Società Benefit è cresciuto del +26%, contro il +15,4% delle aziende tradizionali (Fonte: Intesa Sanpaolo Research 2025).

 

Il modello Benefit non è uno slogan etico, ma una leva strategica per:

  • Accelerare la crescita
  • Attrarre persone
  • Migliorare la governance
  • Ottenere credito e finanziamenti ESG

 

  1. Vantaggi concreti per le PMI: numeri alla mano

Occupazione in crescita: il 62% delle Società Benefit ha aumentato l’organico negli ultimi 2 anni, contro il 43% delle imprese non Benefit.
Più investimenti sulle persone: +25,9% il costo del lavoro cumulato per le Benefit vs +12,5% delle non-Benefit.
Redditività sostenuta: EBITDA medio delle Benefit ~9%, superiore rispetto a ~8,3% delle imprese ordinarie.
Accesso a bandi e incentivi: credito d’imposta al 50% per la trasformazione in SB (Decreto Rilancio); contributi regionali a fondo perduto (es. CCIAA Maremma-Tirreno 2025).

(Fonte: Osservatorio Bilanci Sostenibilità, Assobenefit 2024; Intesa Sanpaolo 2025; MiSE)

 

E se non lo fai?

Continuerai a rincorrere candidati che ti abbandonano. Perderai bandi perché non hai le metriche ESG. Racconterai sostenibilità senza poterla dimostrare. Sarai fuori dai radar dei giovani più capaci.

La buona volontà non basta più. Serve metodo. E serve adesso.

 

  1. Cultura HR sostenibile: cosa significa davvero

Non è solo selezionare o fare welfare. Significa:

  • Valori operativi che guidano decisioni e assunzioni
  • Misurazione continua del clima interno, turnover, engagement
  • Piani di crescita trasparenti, formazione, coaching, dialogo
  • Comunicazione coerente tra ciò che si promette e ciò che si vive in azienda

Tutto ciò deve essere documentato e rendicontabile secondo gli standard ESG europei (CSRD, ESRS, GRI).

 

  1. Il contributo di Moebeus Società Benefit + Studio Siciliano & Partners

Insieme costruiamo un ecosistema operativo completo:

Moebeus guida l’impresa nella definizione dell’impatto (SDG, materialità, statuto, bilancio ESG)

Studio Siciliano & Partners rende operativa la cultura HR:

– Amministrazione del personale (payroll, consulenza welfare)

– Formazione (business coaching, onboarding, upskilling)

– Comunicazione (contenuti, EVP, narrazione interna)

 

“Molte PMI fanno già sostenibilità. Ma non la misurano, non la raccontano e non la integrano nella struttura HR. Qui entriamo in gioco noi.”

 

  1. Esempi concreti di PMI che abbiamo affiancato

Un’impresa impiantistica ha avviato un percorso ESG partendo dalla progettazione sostenibile e dal rinnovamento delle competenze interne. Oggi integra gli SDG nella propria offerta tecnica e ha migliorato la comunicazione di impatto con stakeholder pubblici e privati.

 

Una realtà edile ha strutturato un sistema integrato di gestione (qualità, ambiente, sicurezza), accompagnata da attività di formazione e rendicontazione ESG. Ha migliorato il posizionamento nei bandi e consolidato la propria reputazione presso i committenti pubblici.

 

Un’azienda tecnica multiservizi ha combinato un lavoro sulla cultura interna con l’evoluzione del modello organizzativo, portando a un miglioramento della retention e all’introduzione di strumenti di monitoraggio ESG accessibili e progressivi.

 

  1. In conclusione: non è questione di moda, ma di metodo

Diventare Società Benefit non è una scelta di comunicazione.

È una scelta strutturale che impatta su business, persone e reputazione.

 

Se vuoi capire dove si trova oggi la tua cultura HR rispetto a questi standard — possiamo aiutarti a misurarla.

GENERAZIONE Z: SEMPRE PIÚ INTERESSATA AL POSTO FISSO, MA CON LE GIUSTE CONDIZIONI!

La Generazione Z vuole stabilità, ma anche flessibilità e valori. Scopri come le aziende possono attrarre e trattenere i giovani talenti.

Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un profondo cambio di paradigma nel mondo del lavoro. La Generazione Z, spesso descritta come fluida, instabile e alla ricerca di stimoli continui, oggi ci sorprende con un desiderio in crescita: la stabilità lavorativa.
Secondo un’indagine di Manpower, il 70% dei giovani appartenenti a questa generazione considera oggi il posto fisso un elemento cruciale nella scelta di un lavoro. Un dato che segna una svolta rispetto agli anni passati.

Ma attenzione: non si tratta di tornare a vecchi schemi. La Gen Z cerca il posto fisso “giusto”, ovvero strutturato, ma non rigido. Solido, ma aperto all’evoluzione personale.

 

Cosa significa “posto fisso” per la Generazione Z oggi

In un mondo segnato da incertezza economica, crisi geopolitiche e instabilità sociale, le nuove generazioni avvertono la necessità di ancorarsi a realtà più solide.
Tuttavia, il concetto di stabilità si evolve:

  • Autonomia e flessibilità restano fondamentali.
  • Ma si affiancano a percorsi di crescita chiari, formazione continua e un’organizzazione empatica.

Infatti, sebbene il 35% degli under 30 dichiari un calo di motivazione e l’intenzione di lasciare il proprio attuale impiego, il bisogno di un progetto lavorativo duraturo torna a pesare nelle decisioni professionali.

 

Le risposte vincenti delle aziende: HR culture evoluta e sostenibile

Per attrarre e trattenere i giovani talenti, le aziende devono costruire una cultura del lavoro centrata sulle persone, con azioni strategiche mirate e sostenibili.
Ecco le leve più efficaci:

Strategie vincenti per valorizzare la Gen Z:

  • Formazione mirata e orientata allo sviluppo di competenze attuali.
  • Percorsi di carriera trasparenti e definiti.
  • Piani di benessere aziendale per supportare l’equilibrio psico-fisico.
  • Flessibilità oraria e mobilità interna.
  • Tecnologia accessibile e avanzata.
  • Empatia e ascolto nella leadership.

Una cultura HR vincente è quella che unisce valori umani e comportamenti coerenti. Non esiste una sola formula: serve un ecosistema.

 

Il ruolo dello Studio Siciliano & Partners

In questo scenario, lo Studio Siciliano & Partners supporta le aziende nell’implementare strategie HR moderne e sostenibili, con l’obiettivo di generare valore economico, sociale e culturale.

Dal welfare aziendale ai progetti di employer branding, dall’analisi del clima aziendale alla formazione delle figure chiave, il nostro approccio è sartoriale, concreto e orientato al futuro.

Vuoi attrarre giovani talenti nella tua azienda e costruire un clima lavorativo forte e moderno?
Contattaci per una consulenza strategica personalizzata.

TIROCINI EXTRACURRICULARI: UN VANTAGGIO PER IL FUTURO DELLE AZIENDE.

L’attivazione di tirocini extracurriculari rappresenta una risorsa preziosa per le aziende desiderose di accrescere il proprio patrimonio di competenze e migliorare l’efficienza operativa. Questa pratica va oltre il tradizionale approccio legato ai percorsi di studio e offre una serie di vantaggi che possono portare a risultati tangibili, quali ad esempio:

  • Scoperta di nuovi talenti: I tirocini extracurriculari consentono alle aziende di scoprire e valutare giovani talenti promettenti. Questi tirocinanti portano con loro prospettive, idee innovative, che possono stimolare la creatività e l’innovazione all’interno dell’organizzazione.
  • Riduzione dei costi di reclutamento: Un tirocinante ben istruito potrebbe diventare un candidato ideale per una posizione a tempo pieno in futuro. Il processo di inserimento può risultare quindi più efficiente e meno oneroso, in quanto le aziende hanno già una conoscenza approfondita delle capacità e dell’adattabilità del candidato.
  • Risorse per progetti speciali: L’apporto dei tirocinanti può essere prezioso per progetti speciali o temporanei che richiedono risorse aggiuntive. Le aziende possono assegnare tali progetti ai tirocinanti, liberando così il personale a tempo pieno per compiti essenziali.
  • Agilità e Adattabilità: I tirocinanti, spesso caratterizzati da una mentalità flessibile e aperta al cambiamento, possono contribuire a rendere l’organizzazione più agile e adattabile. La loro presenza può favorire la capacità dell’azienda di rispondere prontamente alle sfide del mercato e alle nuove opportunità.
  • Crescita dell’Immagine Aziendale: Investire nei tirocini extracurriculari dimostra che un’azienda è impegnata a sostenere l’istruzione e l’occupazione giovanile. Questo impegno può aumentare l’attrattiva dell’azienda per i consumatori, i partner commerciali e i potenziali investitori.

I tirocini extracurriculari rappresentano un ottimo investimento per le aziende e offrono una serie di vantaggi che vanno oltre il breve termine. Attraverso questi programmi, infatti, le aziende possono contribuire alla formazione di talenti promettenti, migliorare le loro operazioni, stimolare l’innovazione e costruire un futuro solido per l’organizzazione.
In conclusione, investire in tirocini extracurriculari è un passo intelligente per qualsiasi azienda che mira a crescere, tenendo ben presente l’impatto positivo che ha questa pratica sull’immagine del brand relativamente all’employer branding, ossia la reputazione che un’azienda si costruisce come datore di lavoro.

IL WELFARE AZIENDALE: ATTRARRE E FIDELIZZARE I MIGLIORI TALENTI, MIGLIORARE LA QUALITÀ DI VITA E L’IMPATTO AZIENDALE.

Nell’attuale mondo del lavoro, le aziende si trovano a competere non solo per ottenere i migliori talenti ma anche per mantenerli felici e produttivi. Una delle soluzioni più efficaci per raggiungere questi obiettivi è il Welfare Aziendale, un insieme di iniziative, benefit e piani pensati per migliorare la qualità lavorativa e di vita dei dipendenti. In questo articolo, esploreremo nel dettaglio cos’è il Welfare Aziendale, a cosa serve, come realizzarlo, con chi collaborare, le tempistiche, i vantaggi e come misurare il suo impatto.

Cos’è il Welfare Aziendale?

Il Welfare Aziendale rappresenta l’insieme di tutte le iniziative, i benefit e i piani messi in atto dal datore di lavoro con l’obiettivo di migliorare la qualità lavorativa e di vita del dipendente. Questo approccio non riguarda solamente l’aspetto economico, ma comprende anche la sfera emotiva e psicologica del dipendente, contribuendo così a creare un ambiente di lavoro più accogliente e stimolante.

A Cosa Serve il Welfare Aziendale?

Il Welfare Aziendale è uno strumento formidabile per le aziende che desiderano attrarre e fidelizzare i migliori talenti sul mercato. Offrendo benefit e iniziative di qualità, le aziende diventano più attraenti per i professionisti di alto livello, contribuendo a costruire una forza lavoro di qualità superiore. Ma i benefici del Welfare Aziendale non si fermano qui. Questo approccio è in grado di alzare gli standard qualitativi e produttivi dell’azienda, migliorando la qualità di vita dei collaboratori. Quando i dipendenti si sentono apprezzati e supportati, è più probabile che si impegnino al massimo nelle loro attività.

Come Realizzare un Programma di Welfare Aziendale

La realizzazione di un programma di Welfare Aziendale richiede un’attenta pianificazione. Ecco i passi chiave per avviare con successo un programma di questo tipo:

  1. Individuare il Budget

Prima di tutto, è essenziale individuare il budget da investire in base agli obiettivi aziendali da raggiungere. Definire un budget adeguato è cruciale per garantire il successo del programma.

  1. Identificare i Bisogni e gli Interessi dei Dipendenti

Un altro passo fondamentale è l’individuazione dei bisogni e degli interessi di ogni generazione presente nell’azienda. Ogni gruppo di età può avere esigenze diverse, e comprendere queste differenze aiuta a creare un programma su misura.

  1. Collaborare con Esperti

Per garantire che il programma sia conforme alla normativa e ben gestito, è consigliabile collaborare con un consulente specializzato nel Welfare Aziendale. Questi professionisti sono in grado di guidare l’azienda nella creazione e nell’attuazione del piano Welfare.

  1. Partner Tecnologico

Un elemento importante è la presenza di un partner tecnologico, come una piattaforma che eroga i servizi scelti dai beneficiari. Questo semplifica la gestione dei benefit e garantisce un’esperienza senza intoppi per i dipendenti.

Tempistiche di Realizzazione

Tendenzialmente un piano Welfare può essere attivato in qualsiasi momento dell’anno, ma richiede una fase preparatoria di almeno due mesi. Durante questa fase, è essenziale formulare un regolamento specifico che abbia una validità minima di 12 mesi. Questo regolamento rappresenta il quadro normativo all’interno del quale verranno erogati i benefit ai dipendenti.

Vantaggi del Welfare Aziendale

I vantaggi sono numerosi e possono avere un impatto significativo sull’azienda e sui dipendenti. Eccone alcuni:

– Cuneo Fiscale Azzerato

Ciò significa che i benefit offerti ai dipendenti sono esenti da tasse fino a un certo importo. Questo non solo rappresenta un beneficio tangibile per i dipendenti, ma riduce anche il costo complessivo per l’azienda.

– Aumento della Competitività Imprenditoriale

Offrire un solido programma di Welfare Aziendale rende l’azienda più competitiva sul mercato del lavoro. Attrae talenti di alta qualità e contribuisce a migliorare la reputazione dell’azienda.

– Favorevole Impatto Sociale

Il Welfare Aziendale ha un impatto sociale positivo. Contribuisce a migliorare la qualità della vita dei dipendenti, consentendo loro di affrontare le sfide quotidiane con maggiore serenità.

– Miglioramento del Clima Aziendale

Un ambiente di lavoro che si preoccupa del benessere dei dipendenti tende ad avere un clima aziendale più positivo. Questo si traduce in una maggiore soddisfazione dei dipendenti e in un miglioramento della produttività.

– Raggiungimento di Obiettivi Condivisi

Il Welfare Aziendale favorisce il raggiungimento di obiettivi condivisi tra azienda e dipendenti. Quando le due parti collaborano per migliorare la qualità di vita e la produttività, il successo è garantito.

Come Misurare l’Impatto del Welfare Aziendale

La misurazione dell’efficacia del Welfare Aziendale è fondamentale per valutare il ritorno sull’investimento. Una metrica utile in questo contesto è il “Welfare Index PMI“, un rating che valuta il livello di Welfare Aziendale nelle piccole e medie imprese italiane. Questo indice permette di crescere in qualità, visibilità e attrattività sul mercato del lavoro.

ESSERE COMPETITIVI SUL MERCATO GRAZIE ALLA FORMAZIONE (FINANZIATA) DEI DIPENDENTI.

Nel moderno mondo del lavoro, sempre in evoluzione, la formazione continua è diventata una leva determinante per il successo delle aziende.

I dipendenti, indipendentemente dal settore di appartenenza, devono costantemente acquisire nuove abilità per adattarsi alle nuove sfide e alle richieste del mercato: in questo scenario, la formazione finanziata con i Fondi Interprofessionali emerge come una soluzione strategica.

Questi Fondi sono sovvenzionati da una piccola percentuale dei contributi previdenziali versati mensilmente (e obbligatoriamente) dalle imprese e sono rivolti esclusivamente al finanziamento di programmi di formazione dei lavoratori subordinati, offrendo numerosi vantaggi sia alle imprese che ai dipendenti.

Per le aziende, rappresenta un modo per ottimizzare l’utilizzo delle risorse finanziarie, in quanto il fondo sostiene gran parte se non in alcuni casi l’intero costo della formazione, oltre al fatto che la formazione continua può contribuire a ridurre la necessità di reclutare personale esterno con competenze specifiche, poiché i dipendenti interni possono acquisirle appunto attraverso i programmi finanziati.

Dall’altro lato, i dipendenti che partecipano a programmi di formazione vedono crescere il proprio valore professionale. L’acquisizione di nuove competenze non solo può portare a nuove opportunità di carriera, ma può anche migliorare la fiducia e la soddisfazione sul lavoro. In un mondo in cui l’evoluzione delle competenze è fondamentale, i lavoratori che mantengono il passo con le ultime tendenze avranno infatti un vantaggio competitivo.

Le aziende che offrono opportunità di formazione finanziata dimostrano di investire nel capitale umano e di valorizzare i propri dipendenti. Questo crea un ambiente di lavoro più stimolante, in cui i collaboratori si sentono incoraggiati a crescere professionalmente. L’acquisizione di nuove competenze non solo migliora le performance individuali, ma può anche influenzare positivamente la produttività complessiva dell’azienda.

In definitiva grazie a questi fondi le aziende, con l’aiuto del giusto Professionista che la supporti nell’individuare i reali fabbisogni formativi richiesti dall’attuale mercato del lavoro, possono abbracciare il cambiamento e prosperare nell’era della trasformazione continua.

RETRIBUZIONI E BENEFIT OGGI. COSA OFFRIRE AI NOSTRI COLLABORATORI

Già il titolo di questo articolo è sufficiente a far capire quanto l’argomento sia scottante e di forte attualità.

Addentrandoci nel tema “retribuzione e benefit“, possiamo subito evidenziare com gli stipendi non salgano ormai da diverso tempo, dal momento che il loro  gap netto/costo è sempre molto rilevante. C’è stata molta cautela nel concedere ai propri dipendenti degli aumenti sia nel corso del 2022, che durante questi mesi del 2023, mantenendone i livelli per lo più invariati.

Questa decisione, da parte delle imprese, è dovuta anche  al fatto di aver voluto adottare un criterio di discreta prudenza nella gestione dei propri budget, a fronte dell’instabilità improvvisa dei mercati internazionali e della crisi energetica emersa a seguito dello scoppio del conflitto bellico in Ucraina.

Volendo ipotizzare uno scenario nel prossimo futuro, possiamo pensare che le aziende continueranno ad adottare molta cautela nei propri investimenti e, di conseguenza, anche nella direzione degli aumenti salariali.

I dipendenti, pertanto, si rivolgono e si rivolgeranno sempre di più a contesti aziendali che possano, in diversi modi, agevolare il contenimento dei propri costi di gestione, sedi agevolmente raggiungibili, con possibilità di flessibilità sia negli orari che nel luogo di lavoro, con disponibilità di benefit, insomma  che  migliorino in definitiva, se non l’introito in denaro, la qualità della loro vita.

I benefit che le aziende possono offrire ai propri collaboratori di natura non monetaria, con lo scopo di proporre ai propri collaboratori migliori condizioni di lavoro e rimanere competitive rispetto agli standard del settore di riferimento, tenendosi stretti così i migliori talenti, sono di vario tipo.

Possiamo dire che computer, buoni pasto e telefono sono ormai oggi considerati una “dotazione standard” nella quasi totalità delle offerte lavorative proposte dalle imprese, mentre stanno finalmente prendendo sempre più piede anche altre forme di vantaggi disponibili riguardanti il benessere della persona, l’assistenza familiare e l’equilibrio tra lavoro e vita privata.

In buona sostanza, possiamo dire che tutto quanto è WELFARE AZIENDALE.

Come possiamo rilevare dalla statistica qui sotto riportata, dal punto di vista dei dipendenti, i benefit più desiderati sono quelli relativi alla possibilità di raggiungere un ottimale work-life balance ed alla flessibilità lavorativa.

BENEFIT  ATTUALMENTE PIU’ APPREZZATI   (Fonte:  Hays italia)

  • 53%   Lavoro flessibile
  • 51%   Assicurazione sanitaria | Copertura medica privata
  • 48%  Buoni pasto | Mensa aziendale
  • 41%   Computer uso promiscuo
  • 19%   Telefono uso promiscuo
  • 17%   Auto aziendale
  • 12%  Fondi pensionistici
  • 9%  Assicurazione vita
  • 7%  Incentivi azionari
  • 6%  Istruzione figli
  • 6%  Rimborso utenze domestiche
  • 6%  altro

Sappiamo bene che il pacchetto benefit è oggi uno dei principali aspetti, oltre allo stipendio, che viene preso in considerazione sia quando le persone decidono se accettare o meno un’offerta di lavoro, sia quando valutano se rimanere o meno al proprio posto di lavoro, magari aspirando a ricoprire un ruolo che si allinei al meglio con la propria esperienza, esigenza ed aspettativa.

La flessibilità ed il benessere personale stanno diventando tematiche di discussione sempre più importanti nei luoghi di lavoro e la produttività/redditività delle imprese sono strettamente collegate a questi valori.

INCENTIVI E ASSUNZIONI AGEVOLATE

Quando si parla di Incentivi o di Assunzioni Agevolate, ci si riferisce a un insieme di misure previste dal nostro sistema giuridico, volte a promuovere l’inserimento, il reinserimento e la stabilizzazione di specifiche categorie di lavoratori a fronte di un contributo economico che consente, almeno in parte, di ridurne il costo.

In particolare, l’obiettivo principale delle assunzioni agevolate è quello di favorire l’accesso al mondo del lavoro per specifiche classi di lavoratori che incontrano maggiori difficoltà nell’inserimento.

Solitamente i destinatari di tali misure sono:

  • giovani under 30
  • under 36 precari
  • over 50 o donne disoccupati di lungo periodo
  • persone con disabilità
  • percettori di prestazioni di sostegno al reddito
  • persone residenti in specifiche zone territoriali

Si vuole così “spingere” la stabilizzazione, ad esempio, di giovani privi di esperienza, lavoratori che si sono sempre trovate in uno stato di precarietà nell’arco della vita lavorativa, persone fuori dal mercato del lavoro da diverso tempo, individui con ridotta capacità lavorativa, soggetti che a causa di momentanea difficoltà economica gravano sulla collettività, persone che vivono in regioni con alto tasso di disoccupazione.

Queste categorie hanno tutte un elemento in comune: entrare/rientrare nel mercato del lavoro si prospetta, per loro, più arduo rispetto a “colleghi” che non fanno parte delle categorie sopra descritte.  Qui entra in gioco lo Stato (o gli enti locali), prevedendo un “ristoro” economico a favore dell’azienda che dà a queste categorie l’opportunità di formarsi, riqualificarsi, adeguando le postazioni di lavoro o ancora procurando un risparmio alla collettività.

Queste agevolazioni solo molto varie e possono riguardare sia gli aspetti fiscali che quelli contributivi, oppure concretizzarsi in particolari tipologie contrattuali o in veri e propri contributi erogati direttamente sul conto corrente dell’azienda. Possono essere strutturali o temporanei, a rimborso o a compensazione, retroattivi o con decorrenza futura.

Per beneficiare di tali incentivi è fondamentale soddisfare determinati requisiti e rispettare le specifiche normative europee e nazionali (dal rispetto dei principi generali, che più o meno tutti gli incentivi abbracciano, sino alla regolarità contributiva – il c.d. DURC – dell’azienda richiedente).

Come può, quindi, un’azienda essere sempre informata e poter beneficiare di queste agevolazioni?

Subentra qui la figura del Consulente del lavoro, un professionista che riveste un ruolo fondamentale per le imprese che desiderano, appunto, ottimizzare le proprie risorse e beneficiare delle suddette agevolazioni.
Queste ultime rappresentano un’opportunità preziosa per le aziende che intendono accrescere le proprie squadre con un considerevole risparmio sui costi.

In conclusione, un (bravo) professionista ha quindi il compito di guidare le aziende attraverso il complesso labirinto delle disposizioni normative legate al mondo alle assunzioni agevolate, indicando loro il modo corretto di massimizzare i vantaggi offerti dagli incentivi disponibili.

IL FENOMENO DELLE DIMISSIONI E LA RICERCA DELLA SOSTENIBILITÀ

Diventa sempre più frequente, per i lavoratori, preferire le dimissioni alla consueta vita d’ufficio.
Questo fenomeno delle “grandi dimissioni” non scaturisce soltanto dalla stanchezza dei lavoratori nell’affrontare le classiche problematiche legate al recarsi in ufficio ma deriva anche da una maggiore consapevolezza e determinazione nel cercare una nuova sostenibilità e nel desiderare, fortemente, di diventare esseri umani migliori.

Queste parole trovano conferma nell’indagine condotta da Deloitte[1] (e riportata da “Il Sole 24 ore”[2]), dove si evince che per l’80% dei lavoratori italiani è sempre più importante che la loro azienda si impegni concretamente in programmi e iniziative di sostenibilità e solo il 15% di dichiara di lavorare per un’organizzazione del genere.

 

Sostenibilità, appunto, non soltanto riguardo all’aspetto ambientale ma in riferimento anche ad un Capitale Umano verso il quale le aziende dovranno garantire “una visione più agile, inclusiva e sostenibile del lavoro”[3].

Sempre secondo questo sondaggio, 6 persone su 10 sono interessate a rimanere in un’azienda che crea valore non solo per gli azionisti ma anche per i lavoratori, in quanto esseri umani, e per la società in

generale.

Progettare ambienti fisici, digitali o ibridi che si adattino alle diverse esigenze lavorative, rispettando le preferenze delle persone rispetto al “come”, “quando” e “dove” svolgere il proprio lavoro.
È questa la sfida che le aziende oggi devono affrontare costantemente, ridefinire il concetto di “luogo di lavoro” rispettando le preferenze del proprio capitale umano e accompagnando loro con un adeguato avanzamento tecnologico.

Tornando ai dati, solo il 14% del campione intervistato ritiene che la loro azienda sia pronta a questa evoluzione e, al tempo stesso, il 14% delle aziende italiane si sente preparata a sostenere una maggiore influenza dei dipendenti nei contesti lavorativi.

 

Cosa significa questo?
Senza ombra di dubbio, è necessario che i leader adottino una nuova mentalità e un nuovo “modus operandi” che consenta loro di sperimentare con curiosità e coltivare relazioni profonde con le persone.

 

Voi siete pronti?

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[1] https://www2.deloitte.com/us/en/insights/focus/human-capital-trends.html#framing-the-challenge  (ultima consultazione: 19.04.2023)

[2] https://alleyoop.ilsole24ore.com/2023/04/18/generazione-dimissioni/?utm_medium=LISole24Ore&utm_source=LinkedIn#Echobox=1681826328-2 (ultima consultazione: 19.04.2023)

[3] Ibidem

Il potere del capitale invisibile

Partiamo subito dal concetto che definisce il tema di questo articolo:
CAPITALE INVISIBILE = RISORSE UMANE + EFFICIENTAMENTO ORGANIZZATIVO/TECNOLOGICO

Il risultato di questa equazione è il valore del capitale umano di un’impresa, ad oggi il più importante.

I costi sommersi che derivano dalla non consapevolezza da parte dell’imprenditore del concetto sopra espresso sono notevoli ed incidono sul bilancio aziendale in modo determinante.

Quando una risorsa lascia l’azienda, fenomeno oramai sempre più frequente, ci sono costi dei quali non si riesce a tenere traccia:

  • Ricerca
  • Colloqui
  • Assunzione (se l’azienda piace ed è attrattiva!)
  • Orientamento e formazione con affiancamento di altre risorse aziendali.

Oltre a questi, ancora più difficile è determinare il costo di una serie di dinamiche innescate dal turn-over stesso, come la perdita di produttività/conoscenza e l’interferenza negativa sul clima aziendale, con conseguente perdita di fiducia che tende a portare con sé disimpegno su chi rimane.

Non stiamo sostenendo, con questo, che la risorsa deve essere trattenuta a tutti i costi in azienda se la sua volontà è quella di cambiare (tipo di lavoro, luogo dove abitare, etc.).

Ma c’è un dato statistico su cui vale la pena riflettere:

DURATA MEDIA IN ANNI
DEL POSTO DI LAVORO                           GENERAZIONE                        ANNI NASCITA

8                                                                       BABY BOOMERS                         (1945-1960)

5,4                                                                    GENERAZIONE X                         (1961-1980)

2,4                                                                    MILLENNIALS                               (1981-1995)

1,2                                                                     GENERAZIONE Z                         (1995 in poi)

 

Cosa possiamo dedurre da tutto ciò?
È necessario focalizzare l’attenzione su quanto sia possibile migliorare la nostra organizzazione aziendale, aumentando il benessere dei nostri collaboratori e la loro gratificazione, sia dal lato formazione/carriera, sia dal lato benefit, per metterci nella condizione di non perdere i migliori talenti che abbiamo e risultare sempre più attrattivi nei confronti dei nuovi.

La tua azienda a quale scenario appartiene?
Vi riporto, di seguito, solo alcune “considerazioni”:

PASSATO                                                                           FUTURO

Lavorare 9-18                                                                     Lavorare in qualsiasi momento

Lavorare in ufficio                                                            Lavorare ovunque

Utilizzare il device aziendale                                        Utilizzare qualsiasi device

Accumulare informazioni                                             Condividere le informazioni

Basato sulle email                                                           Basato sula collaborazione tecnologica

Basato sulle conoscenze                                               Basato sulla formazione continua