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ONBOARDING: IL PRIMO ERRORE CHE LE AZIENDE NON POSSONO PIÙ PERMETTERSI

Immaginate di assumere un talento, magari dopo un lungo processo di selezione. È motivato, qualificato, perfettamente in linea con la cultura aziendale. Eppure, dopo poche settimane, se ne va. O peggio: resta, ma disilluso, improduttivo, distante. Il motivo? Nella maggior parte dei casi, un onboarding inadeguato.

L’inserimento di un nuovo collaboratore non è un atto amministrativo. È un passaggio strategico, in cui l’azienda dimostra coerenza tra ciò che ha promesso in fase di selezione e ciò che davvero offre.

I numeri dell on-boarding:

  • Le aziende con un onboarding strutturato migliorano la retention dell’82%.
  • Il 70% dei dipendenti con una buona esperienza iniziale risulta più produttivo.
  • Il 69% dei nuovi assunti che ricevono un onboarding positivo rimane in azienda per almeno tre anni.[1]

Tre casi di successo in Italia:

  1. Hilti Italia – Onboarding digitale e personalizzato
    Hilti è un punto di riferimento globale nel settore delle costruzioni, noto per l’innovazione e la solidità della sua cultura aziendale.
    In Hilti Italia, l’on-boarding è diventato una leva strategica. È stato introdotto un programma digitale tramite la piattaforma “Fuse”, che consente ai nuovi assunti di:
  • Accedere a contenuti formativi interattivi già prima dell’arrivo in azienda.
  • Alternare momenti di apprendimento in aula, lavoro sul campo e social learning.
  • Essere affiancati da colleghi senior per accelerare l’integrazione.

I risultati: Performance elevate già nei primi mesi, senso di appartenenza rafforzato, retention oltre il 90%.[2]

  1. Gruppo Cimbali – Accoglienza che crea identità
    Questa azienda è una realtà storica italiana nell’ambito della produzione di macchine per caffè professionali, con una forte componente manifatturiera e relazionale.
    Il Gruppo Cimbali ha sviluppato un onboarding “a misura d’uomo”:
  • Tutoraggio diretto per le prime tre settimane di ogni neoassunto in produzione.
  • Giornate di conoscenza interdipartimentale per comprendere l’intero ciclo produttivo.
  • “Welcome box” con manuali tecnici, strumenti di lavoro, lettera del CEO e piccoli gadget per far sentire la persona parte del gruppo.

I risultati: Migliore comprensione dei processi, riduzione del turnover iniziale del 35%.[3]

  1. Fameccanica – Onboarding tecnico e umano
    Fameccanica è un’impresa abruzzese nel settore dell’automazione e della meccanica avanzata, parte del gruppo Angelini Technologies.
    In questa realtà è stato strutturato un onboarding efficace per i ruoli tecnici, combinando:
  • Un programma di formazione specifica nei primi 60 giorni.
  • Sessioni di mentoring tecnico e gestionale.
  • Introduzione graduale alle linee di produzione, con valutazioni periodiche e affiancamento costante.

I risultati: Riduzione del tempo medio di produttività del 30% e aumento della soddisfazione interna nei primi 3 mesi.[4]

 

Best practice accessibili a tutti

Un onboarding efficace non è una prerogativa delle grandi organizzazioni: è un processo che ogni realtà, a prescindere dalla dimensione, può e dovrebbe strutturare. Ecco cinque principi fondamentali per costruire un’esperienza di inserimento solida, coerente e coinvolgente.

  1. Prepara il terreno prima dell’arrivo
    Il rapporto con il nuovo collaboratore comincia prima del primo giorno. Una comunicazione pre-inserimento riduce l’incertezza e trasmette professionalità.
  1. Stabilisci un percorso chiaro e guidato
    Serve una roadmap precisa: accoglienza, formazione, affiancamento, obiettivi e feedback. L’improvvisazione costa molto più della pianificazione.
  1. Coinvolgi attivamente il team
    Integrare il gruppo nel processo di inserimento rafforza le relazioni interne e accelera l’adattamento del nuovo arrivato.
  1. Monitora e ascolta
    Prevedi momenti di confronto nei primi 7, 30 e 90 giorni. Il feedback non è solo uno strumento di controllo, ma un’opportunità di miglioramento reciproco.
  1. Rendi l’onboarding coerente con i valori aziendali
    Ogni aspetto del processo dovrebbe riflettere la cultura dell’organizzazione. L’esperienza iniziale è il biglietto da visita più credibile dell’azienda.

L’onboarding non è un costo: è un investimento. È il primo momento reale in cui l’azienda dimostra di essere ciò che ha promesso. Ignorarlo, sottovalutarlo o gestirlo con superficialità significa aumentare il rischio di turnover precoce, perdere opportunità di engagement e danneggiare la propria reputazione.

Se vuoi approfondire come strutturare o migliorare il processo di onboarding nella tua organizzazione, contattaci. Siamo pronti ad accompagnarti passo dopo passo.

 

Fonti usate nel testo:

[1] Clickboarding, Onboarding Stats Report, 2023.

[2] SDA Bocconi Insight – “Hilti: Where onboarding goes into overdrive with digital technology”, 2021.

[3] Il Sole 24 Ore – Formazione e Onboarding, 2023.

[4] Fameccanica – Bilancio di sostenibilità 2020-2021.

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