SCOPRI IL TUO POTENZIALE CON IL COACHING: GUIDA PER RAGGIUNGERE OBIETTIVI CONDIVISI.

Partiamo da una definizione: il coaching è un processo che permette di scoprire il proprio potenziale e di raggiungere obiettivi condivisi.
Quando si inizia questo percorso, molte persone si trovano spesso a rispondere con incertezza alla prima domanda posta dal coach: “Cosa vuoi fare?”. Risposta: “non lo so!”.
Ma attraverso il supporto di un coach possono iniziare un percorso di consapevolezza e realizzazione personale. In questo articolo, esploreremo come il coach può esserti di supporto per scoprire il tuo potenziale, individuare i tuoi obiettivi e raggiungerli in maniera efficace.

Il coach gioca un ruolo fondamentale come “scopritore di potenziale”. Spesso le persone non sanno perché “fanno ciò che fanno” o cosa vogliono davvero nella vita. La risposta potrebbe sembrare semplice o difensiva ma, spesso, è una sincera ammissione di incertezza. Il coach entra dunque in gioco per guidare il coachee, ovvero il cliente, verso una nuova consapevolezza di se stesso, aiutandolo a comprendere ciò che desidera veramente. Questo processo è avvincente e implica la costruzione di obiettivi condivisi, la scoperta del potenziale reale e la realizzazione dei desideri.

Il grande talento di un coach sta nel far emergere la consapevolezza nel coachee, aiutandolo a riconoscere la sua unicità e a prendere coscienza del proprio potenziale. Spesso le persone sottovalutano le proprie capacità e non si rendono conto delle risorse a loro disposizione. Il coach agisce come una guida sicura nel processo di autoesplorazione, incoraggiando il cliente a impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi.
Obiettivi che devono essere realistici, raggiungibili, e il coach lavora a stretto contatto con il cliente per creare un piano d’azione efficace. Durante questo processo, il cliente impara a identificare e sfruttare le proprie capacità e risorse per raggiungere i risultati stabiliti con il coach che fornisce sostegno, incoraggiamento e responsabilità al cliente lungo tutto il percorso di crescita e cambiamento.

Una delle convinzioni fondamentali del coaching è che tutte le persone hanno delle capacità. Spesso, tuttavia, queste capacità rimangono nascoste o non ben sfruttate. È qui che il coach aiuta il cliente a scoprire e valorizzare le sue competenze, aprendo nuove prospettive e opportunità. Grazie a questo supporto, il coachee acquisisce fiducia in se stesso e sviluppa un atteggiamento positivo nei confronti del proprio potenziale.

In conclusione, posso affermare che il coaching è uno strumento potente per scoprire il proprio potenziale e raggiungere obiettivi condivisi. Attraverso un percorso di consapevolezza guidato da un coach esperto è possibile superare l’incertezza e sviluppare una visione chiara dei propri desideri e obiettivi. Non importa quanto siate incerti o insicuri, il coaching può aiutarvi a rivelare le vostre capacità nascoste e adottare un approccio attivo per raggiungere il successo. Scegliere il coaching significa investire in sè stessi e nel proprio futuro, dando il via a un percorso di crescita personale che vi porterà a scoprire il vostro vero potenziale.

CHI È E COSA FA IL BUSINESS COACH?

Il business coach è un professionista altamente qualificato che può aiutare imprenditori, manager e professionisti a sviluppare le loro capacità di leadership, gestione e comunicazione per raggiungere obiettivi di business e di carriera.

Al giorno d’oggi, però, capisco che esiste ancora molta confusione su questa professione in quanto spesso mi viene chiesto: “Chi è il coach? Che cosa fa?”.
Relazionandomi con i miei clienti ho potuto notare che nella maggior parte dei casi il coach viene confuso con un formatore, un insegnante, un tutor.

Niente di tutto questo. Il coach è un professionista abilitato ed iscritto ad un albo nazionale che esercita una professione di supporto attraverso un metodo fondato su “domanda e risposta”.
Le domande mirano a costruire un piano d’azione cognitivo e fattibile per arrivare ad ottenere la realizzazione di un obiettivo che è stato condiviso con il “Coachee” (o cliente).
Il compito del coach è facilitare l’individuazione e il raggiungimento degli obiettivi, è scoprire e valorizzare il potenziale del Coachee. Un alleato che ti porta nel “mondo del fare” con cui costruire, attraverso la creatività, obiettivi raggiungibili, stimolanti e misurabili.

 

Inoltre, in questo articolo, vorrei sfatare alcune delle false credenze più comuni sul business coach, spiegandovi più nel dettaglio cosa fa questo professionista.

  1. “I business coach sono solo per le grandi aziende” FALSO.
    Sono utili per qualsiasi tipo di azienda, indipendentemente dalla dimensione. Un business coach può aiutare anche i piccoli imprenditori a migliorare le loro strategie di marketing, a gestire meglio il loro tempo, a sviluppare le loro capacità di leadership e molto altro.
  2. “I business coach ti dicono cosa fare” FALSO.
    Il lavoro del business coach non consiste nell’imporsi come la soluzione ai problemi del cliente, ma di aiutare il cliente a trovare le proprie soluzioni. Guida il cliente attraverso il processo di sviluppo di soluzioni efficaci ma, la decisione finale, è sempre del cliente.
  3. “Il business coach ti fa diventare ricco in poco tempo” FALSO.
    Il business coach non garantisce il successo finanziario in poco tempo. Il suo ruolo è quello di aiutare il cliente a sviluppare strategie efficaci per raggiungere i propri obiettivi di business a lungo termine. Il successo richiede tempo, impegno e perseveranza.
  4. “Il business coach è utile solo per risolvere problemi” FALSO.
    Non serve esclusivamente a questo ma pianifica con il cliente il miglior modo per risolvere eventuali problemi e raggiungere i propri obiettivi di business, sviluppando una visione più chiara e la giusta strategia.
  5. “Il business coach non è necessario se sei già un imprenditore di successo” FALSO.
    Anche gli imprenditori di successo, forse ancora di più, possono beneficiare del supporto di un business coach per fare un’analisi su nuove idee e strategie da sviluppare per mantenere il successo nel tempo.

In conclusione, i coach più talentuosi ed esperti sanno porre le giuste domande e seguire, attraverso le risposte e il dialogo con il cliente, piste e strade che portano a traguardi e a risultati a volte inaspettati. Deve essere chiaro, però, che per ottenere determinati risultati è determinante creare un rapporto di fiducia con il Coachee e, con ferma convinzione, posso dire che “trovare un coach con cui costruire insieme un futuro desiderato è come trovare un tesoro”.

CAMBIAMENTI NEGLI ANNUNCI DI LAVORO: LA NUOVA NORMATIVA EUROPEA

In data 30 marzo 2023 è stata approvata dal Parlamento Europeo[1] la nuova direttiva in materia di trasparenza retributiva che avrà lo scopo di consentire ai lavoratori di individuare e contrastare ogni forma di discriminazione tra donne e uomini sul luogo di lavoro in termini salariali.

Sarà imposto a tutte le imprese appartenenti all’UE l’obbligo di divulgazione delle informazioni atte ad agevolare il confronto degli stipendi dei dipendenti, denunciando ogni forma di divario retributivo di genere.

Appare doveroso analizzare le ragioni fondanti che hanno portato all’approvazione di queste nuove disposizioni. All’interno della relazione della proposta di direttiva, redatta il 4 marzo 2021, così si legge:

 

L’iniziativa mira a contrastare il persistere di un’applicazione inadeguata del diritto fondamentale alla parità retributiva e a garantire il rispetto di tale diritto in tutta l’UE, stabilendo norme in materia di trasparenza retributiva per consentire ai lavoratori di rivendicare il loro diritto alla parità retributiva.” [2]

 

Tale decreto è stato conseguente alla risoluzione del Parlamento europeo del 21 gennaio 2021 sulla strategia dell’UE per la parità di genere. In tale circostanza è stato richiesto alla Commissione di:

 

“redigere un nuovo ambizioso piano d’azione per far fronte al divario retributivo di genere all’interno del quale siano stabiliti degli obiettivi chiari per gli Stati membri al fine di ridurre il divario salariale di genere nei prossimi cinque anni.” [3]

 

Queste disposizioni sono state avanzate con lo scopo di mettere in luce i pregiudizi di genere nei sistemi retributivi di inquadramento professionale che non valorizzano il lavoro di donne e uomini in modo paritario e neutro sotto il profilo del genere.

La proposta di direttiva chiarisce come tali misure debbano essere considerate all’interno di un più ampio pacchetto di misure e iniziative volte ad affrontare le cause profonde del divario retributivo di genere e a consentire l’emancipazione economica delle donne.

Viene specificato inoltre come tale iniziativa rientri all’interno di un approccio:

 

“multidimensionale che comprende, inoltre, la direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare con iniziative settoriali per combattere gli stereotipi e migliorare l’equilibrio di genere” [4]

 

A fronte di queste premesse va letto l’articolo 5 dedito alla Trasparenza retributiva prima dell’assunzione. Il candidato è tenuto a ricevere dal futuro datore di lavoro informazioni sulla propria retribuzione iniziale “sulla base di criteri oggettivi e neutri sotto il profilo di genere” non solo in sede di colloquio ma anche all’interno dell’inserzione lavorativa.

Inoltre il datore di lavoro non potrà avere dai candidati informazioni sulle precedenti retribuzioni.

 

La definitiva entrata in vigore delle nuove disposizioni avverrà a seguito dell’approvazione formale da parte del Consiglio europeo con la pubblicazione all’interno della Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Gli stati membri saranno tenuti ad adottare le nuove normative entro 3 anni dall’entrata in vigore a livello comunitario.

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[1] https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/OJQ-9-2023-03-30_IT.html

[2] Proposta di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio, Bruxelles, 2021 p.1

[3] Divario retributivo di genere: le donne guadagnano meno degli uomini nell’UE? in Attualità – Parlamento Europeo, 2020

[4] Proposta di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio, Bruxelles, 2021 p.2

Un grande alleato per la tua azienda: il business coach

Dedicare una pagina agli imprenditori in questo momento mi sembra la cosa migliore per una persona che è sempre stata dall’età di diciott’anni imprenditore di sé stesso e oggi socio e amministratore di due aziende.

Ognuno di noi viene chiamato a parlare di quello che sa e che tocca con mano tutti i giorni della sua vita. So che molti non condivideranno queste parole, ma io considero gli imprenditori gli unici veri eroi di questa situazione, insieme con i medici e i volontari che si sono spesi per proteggere tutti noi.

Oggi, alla luce dei fatti di quella che è la realtà, molti di noi si trovano a dover modificare il proprio business, ad affrontare una contrazione dei consumi mai vista nella storia, a guardare negli occhi i collaboratori che lavorano con noi da anni e, a volte, ci ritroviamo a non avere risposte da dare alle numerose e diverse richieste che ci arrivano.

Sappiamo tutti che trovare strategie nuove è la soluzione migliore ma molti di noi non sanno come fare perché, per cambiare rotta, abbiamo bisogno di alleati forti. Per un imprenditore un alleato è sicuramente un Business Coach professionista.

Per quella che è la mia esperienza, posso sostenere che, tra tutte le strade che ho percorso nella mia vita, sicuramente quella del Business Coach è quella che più si è rivelata utile per queste situazioni ed è sicuramente la formazione che mi consente di aiutare gli imprenditori in un momento così delicato.

Molti mi chiedono chi sia e cosa faccia un Coach.

La risposta è complessa e forse è più utile un esempio per fare un po’ di luce su questa “mistica” formazione.

Girati e guarda dietro di te la tua ombra, quella è il coach. Ti segue, ti accompagna, ti sta vicino ma non è mai davanti a te.

Tutti i Coach professionisti sono, allo stesso tempo, coach di sé stessi e mettono in pratica quello per cui hanno studiato.

Formano e coltivano anticorpi naturali come la strategia, gli obiettivi, la consapevolezza, la creatività, l’intelligenza emotiva, l’ascolto, la positività, l’etica e il rispetto per l’individuo come tale.

E’ per questo che in una situazione di conflitto e di emergenza il Coach diventa un grande alleato. È un soggetto che, un po’ per indole e un po’ per formazione, non molla.

Le professioni del futuro

Lavorando nel mondo delle risorse umane e della selezione del personale, molti dei miei clienti e candidati che seguo mi hanno chiesto quale fosse la mia opinione su quello che succederà al mondo del lavoro e quali saranno le figure professionali più richieste.

Inoltre, ciò che viene sempre fuori, è la voglia di capire su cosa sia meglio investire personalmente, in termini di formazione, per quelle che saranno le professioni del futuro.

Per avere delle risposte appropriate mi sono affidata alla più autorevole piattaforma on-line per il match tra domanda e offerta: LINKEDIN.

Quello che attualmente si evince è una fotografia di aziende orientate alla ricerca di figure sempre più improntate sul mondo del SALES e del MARKETING DIGITALE. Un nuovo scenario che ci impone di riflettere sull’investimento in formazione professionale su figure nuove che potrebbero sorgere proprio per rispondere alle esigenze della pandemia.

A livello commerciale e SALES sono molto richieste figure in grado di gestire la comunicazioneaziendalee di ideare strategie di fidelizzazione dei clienti e del team interno.

Anche negli imprenditori più tradizionali, se il prodotto lo consente, si insedia il pallino dell’E-COMMERCE, ecco perché anche in questo ambito si vengono a creare opportunità di sviluppo progetti, immagini coordinate, copywriter specialist per la creazione di testi accattivanti dedicati al mondo del web.

Ecco, se prima essere sul web in un certo modo era consigliato, adesso diventa una vera e propria esigenza! E anche chi ricerca personale o chi cerca lavoro deve rimanere al passo con i tempi.

Ben venga quindi la formazione in questo senso, corsi on line, gestiti su piattaforme alle quali si può accedere da qualsiasi parte del mondo ci si trovi in modalità E­ LEARNING.

Il consiglio di chi fa il mio lavoro è quello di investire in formazioni in questo senso, in modo da rendere appetibile il proprio profilo per quelle che saranno le professioni di domani.

La riconversione delle risorse

Il mercato del lavoro stava già subendo una grande rivoluzione prima che il COVID-19 entrasse prepotentemente nelle nostre vite.

Nell’ambito HR, gli operatori del settore, sono piuttosto abituati ormai da anni a non trovare più nei CV delle carriere lineari. La generazione “Xers” è infatti caratterizzata da cambi di rotta, spesso all’apice di carriere molto entusiasmanti sulla carta ma molto meno per quella parte di noi che spesso si nasconde sotto la giacca e la cravatta, chiamata intelligenzaemotiva.

Adesso, volente o nolente, sembra sia arrivato il momento di fare un passo verso il cambiamento che tanto abbiamo professato negli anni ma che, al tempo stesso, non abbiamo mai messo in pratica, un po’ per timore, un po’ per pigrizia.

In questa fase, collaboratori e aziende avranno un ruolo determinante, dovranno disputare una partita da giocare ad armi pari, con lo scopo di riconvertire i propri ruoli, quando possibile, analizzando insieme i percorsi di carriera da poter intraprendere. Come può avvenire quanto scritto sopra?

Servirà sicuramente flessibilità da entrambe le parti e, qui torniamo alla parola più in voga in questo periodo, predisposizione al cambiamento.

Processo che possiamo analizzare sotto diversi punti di vista, uno su tutti la riconversione in azienda.

Se molte aziende del nostro tessuto economico nel periodo di crisi hanno riconvertito la produzione, possiamo pensare che anche le risorse umane siano protagoniste di una riconversione.

Dobbiamo innanzitutto prendere atto che ci saranno dei business in perdita che non torneranno (almeno nel breve periodo) ad essere di nuovo in attivo. Ci sarà, dunque, la necessità di delineare l’importanza di valutazione delle risorse attraverso un bilanciodellecompetenze,strumento necessario per capire quali sono le competenze maggiormente sviluppate e come investirci per farle emergere.

Il BDC è un ottimo strumento per aiutare imprenditori e collaboratori a superare incertezze relative a momenti di crisi e indirizzare il dipendente verso un nuovo settore, stimolando magari quella ragione interna che fino a quel momento era stata sopita, presa dalla routine quotidiana.

Riconvertire il personale, oggi più di ieri, diventa fondamentale per non perdere capitale umano che può fare la differenza in azienda: la collaborazione tra una HR Specialist e un Business Coach è un connubio vincente per ricostruire certezze e consolidare nuovi business.

Un’occasione di sviluppo del business: la scelta strategica dei collaboratori.

L’imprenditore, per sua natura, deve avere il dono della VISIONE, deve vedere dove gli altri ancora non vedono e cercare il business in ambienti ancora inesplorati.

Per raggiungere i suoi obiettivi deve avvalersi necessariamente del detto “Se vuoi andare veloce, vai da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme” e può farlo solo scegliendo con cura i propri collaboratori.

Quali sono gli elementi che l’imprenditore deve prendere in considerazione per circondarsi di una squadra sempre all’altezza dell’azienda?

Vediamo insieme alcuni aspetti importanti:

  1. Guardare oltre il curriculum. Per fortuna i recruiters (o meglio quelli più all’avanguardia) non si fermano dietro alle righe del curriculum ma riescono a vedere nelle pieghe della carta cercando di scovare le caratteristiche che fanno di quel candidato il candidato vincente. Questo modus operandi dovrebbe essere applicato anche dall’imprenditore quando sceglie i propri collaboratori. Se è vero che gli aspetti strettamente legati alle mansioni sono importanti, è fondamentale che il candidato creda nei valori dell’impresa, ne condivida la cultura e ne sposi la mission, perché le competenze tecniche con il tempo invecchiano e devono essere sempre coltivate, mentre le soft skills intrinseche della risorsa restano.
  1. Lavoro di squadra, SI grazie! È vero, sembra una frase fatta, ma vi assicuro che non lo è. Quando si inserisce un nuovo collaboratore è NECESSARIO (e lo scrivo volutamente maiuscolo) svolgere una serie di azioni per far sì che l’inserimento nel meccanismo aziendale sia un passaggio rapido ma efficace. Questa fase si chiama in gergo tecnico “onboarding” ed è un insieme di procedure che l’azienda mette in pratica per l’inserimento di un nuovo dipendente. Scrivere una mail di benvenuto, informarlo sulle policy aziendali, fare un breve tour degli uffici presentando in modo approfondito i colleghi, fargli trovare già il primo giorno le credenziali di accesso con una mail personale attiva, mettere a diposizione del materiale informativo aziendale, sono solo alcune delle “buone pratiche da utilizzare per organizzare un benvenuto in azienda formale che getti le basi per un solido rapporto professionale.
  1. Formazione, non ti scordar di me! Scegliere un buon collaboratore è solo l’inizio della lunga storia d’amore che lo vedrà protagonista con l’azienda ma non dimentichiamoci che anche il più creativo dei collaboratori ha sempre bisogno di stimoli nuovi, di confronti e di formazione. Accrescere il suo bagaglio di competenze è un dovere dell’azienda così da renderlo sempre più autonomo, responsabile e pronto alle esigenze che un mercato mutevole come quello di questo periodo richiede.

Purtroppo, un’assunzione sbagliata può comportare ingenti danni: economici, investimento di tempo andato perduto, scompiglio degli equilibri nel team. La scelta delle risorse è importante allo stesso livello di tutte le scelte strategiche che l’imprenditore fa ogni giorno. Per questo è importante saper “cercare” ma anche saper leggere tra le righe, motivare, coinvolgere e formare per far sì che la lunga “storia d’amore” tra il collaboratore e l’azienda non perda mai l’entusiasmo del primo giorno insieme.

Come si svolge il colloquio di lavoro

In precedenza vi ho dato alcuni suggerimenti e delucidazioni su “Come scrivere un CV” e “Come prepararsi al colloquio”. A questo punto è utile avere anche informazioni riguardanti lo svolgimento del colloquio di lavoro.

Quando si arriva al momento del colloquio, solitamente le aspettative sono al massimo e spesso il tutto si può giocare in pochi minuti. Ragion per cui ritengo fondamentale illustrarvi come padroneggiare al meglio questa fase.

Sinteticamente possiamo dividere il colloquio in quattro fasi determinanti:

  1. PRESENTAZIONE

Molti sono giustamente convinti che la prima impressione sia determinante durante il colloquio. Ovviamente questo aspetto non è l’unica cosa che conta ma è fuori dubbio che presentarsi nel migliore dei modi davanti al selezionatore giochi un ruolo primario nella buona riuscita di questa fase. Porsi in maniera cordiale, una stretta di mano decisa, sicurezza durante il dialogo, sono tutti indicatori che il recruiter riceverà in maniera positiva. Sentirsi a proprio agio già in fase colloquio, da una buona probabilità di far pensare a chi vi sta “intervistando” che l’offerta per la quale vi siete candidati sia il lavoro giusto per voi.

  1. IL COLLOQUIO VERO EPROPRIO

In un secondo momento il recruiter vi spiegherà in cosa consiste la proposta per la quale vi siete candidati e, molto probabilmente, vi porrà alcune domande. A questo punto bisogna aver chiaro in mente cosa NON bisogna dire e, nel momento in cui vi verrà chiesto di parlare di voi, è consigliabile prepararsi per tempo una risposta chiara ed esaustiva da dare, lavorando bene su quelli che sono i vostri punti di forza e le vostre debolezze. È sconsigliato, quindi, procedere improvvisando in questa situazione, in quanto potrebbe uscir fuori un risultato controproducente.

  1. DOMANDE DA PARTE VOSTRA

Successivamente a quanto appena visto, c’è da aspettarsi una fase del colloquio in cui il selezionatore lascerà spazio alle vostre domane, curiosità o interesse per l’azienda alla quale avete presentato la vostra candidatura. Considerate che le domande che porrete in questo momento saranno un’occasione preziosa sia

per comprendere bene in cosa consisterà il lavoro, sia per avere un’idea più precisa relativamente alla cultura dell’azienda in questione.

  1. FASE FINALE E DOMANDEMOTIVAZIONALI

Arrivati a questo punto, spesso i candidati si sentono porre la seguente domanda: “perché dovremmo assumere proprio lei?”. Alla quale solitamente segue: “dove si vede tra 5 anni?”.

Queste domande sono un modo per intuire le reali motivazioni del candidato per la posizione in questione e per capire quale sia la sua intenzione a crescere all’interno della realtà aziendale.

Ovviamente a queste domande non esiste una risposta universale in quanto quest’ultime varieranno a seconda del soggetto e del contesto di riferimento. Però, ciò che possiamo dire con fermezza è che la strategia migliore per rispondere e dare una spiegazione soddisfacente al perché “dovreste essere voi il candidato giusto” consiste nell’adottare un approccio preciso che metta in risalto le vostre potenzialità, sottolineando i miglioramenti che potreste apportare all’azienda.

Concludendo, la consapevolezza di ciò che andremo ad affrontare, dei nostri punti di forza, della chiarezza negli obiettivi e delle giuste risposte a precise domande, sono alcuni ingredienti sui quali lavorare per un approccio positivo a questa fase importante per la ricerca di lavoro!

Prepararsi al colloquio

Se siete su questo documento probabilmente il vostro CV ha sortito l’effetto desiderato. E magari, cosa che mi auguro, il precedente articolo vi è stato d’aiuto.

Dicevamo, il vostro CV ha attirato l’attenzione del selezionatore e siete stati contattati per un colloquio in seguito ad una vostra candidatura. E ora? Cosa ci aspetta? Come dobbiamo comportarci? Possiamo prepararci per far sì che il colloquio proceda nel migliore dei modi?

Queste sono alcune delle domande che immediatamente ci poniamo dopo la telefonata del selezionatore e la risposta è: “assolutamente sì!”. Di seguito elencherò alcuni consigli pratici per questo specifico caso, la preparazione al colloquio.

La prima cosa da fare è informarsi sull’azienda a cui si è inviata la candidatura. Chi si occupa della selezione è alla ricerca di candidati che conoscano almeno un po’ il settore e che dimostrino di sapere di cosa si occupa l’azienda e quali servizi o prodotti propone. Non informarsi, infatti, può essere percepito come un segnale di scarso interesse.

Detto questo, è consigliato prepararsi alla “job interview” reperendo informazioni sulla specifica azienda e per farlo potete seguire queste 4 semplici indicazioni:

  1. Visitate le sezioni “Chi siamo”, “I nostri servizi/brand/prodotti” del sito aziendale: in tal modo potrete individuare di cosa si occupa l’azienda, qual è la sua storia, i suoi punti di forza e cosa la differenzia dalle altre realtà del settore.
  2. Sfruttate i social network: Visitare le pagine dei canali online permette di vedere quali sono le ultime novità e com’è strutturata l’interazione con gli altri utenti o gli eventuali clienti.
  3. Scoprite la cultura aziendale: i profili Instagram o i blog aziendali conferiscono informazioni che probabilmente non saranno utilizzate durante il colloquio ma che potrebbero tornare utili nel caso in cui vi chiedessero perché vi piacerebbe lavorare lì.
  4. Conoscere il settore d’interesse ed eventuali competitor: avere informazioni sul mercato di riferimento e i suoi competitor principali vi farà fare una gran bella figura.

Queste informazioni sono reperibili visitando la pagina Linkedln dell’azienda e osservando le altre aziende simili che la piattaforma vi proporrà in automatico.

Avere un’idea di cosa possa aspettarvi durante il colloquio e dedicando un po’ di tempo alla ricerca è possibile reperire le informazioni per prepararsi al meglio. Con questi consigli sicuramente non posso farvi prevedere eventuali sorprese che potrebbero esserci durante un colloquio ma è sempre meglio fare in modo che queste siano belle anziché brutte!

Come scrivere un curriculum vitae

Il principale “biglietto da visita” che abbiamo per farci conoscere è il Curriculum Vitae. Molto spesso non viene dedicata la giusta importanza o il tempo necessario ad una corretta preparazione del CV; per questo motivo di seguito evidenzio delle linee guida che consentano una stesura ottimale di questo documento, informandovi su come evitare gli errori più ricorrenti che si riscontrano nella preparazione.

Il CV mostra quelle che sono le esperienze professionali e formative di un soggetto e serve a mettere in risalto le proprie capacità e attitudini. È il primissimo strumento di valutazione che diamo ad un’azienda nel momento in cui rispondiamo ad un annuncio/offerta di lavoro o nel momento in cui lo inviamo per una autocandidatura.

Ciò fa capire che un CV ben compilato, possibilmente allegato ad una efficace lettera di presentazione, può essere determinante nel farsi notare dall’azienda e ottenere un colloquio con il datore di lavoro o con l’azienda che si occupa di recruiting.
Oltre a questo va considerato che il CV è determinante anche dopo il colloquio, in quanto serve a ricordare quali sono le tue qualifiche e i tuoi contatti. I recruiter infatti utilizzano il CV sia prima che dopo il colloquio con il candidato.
il “grassetto” sulla parola “contatti” usata in precedenza non è casuale, infatti tra i consigli che andremo ad elencare, l’aspetto visivo è uno dei punti più importanti che tratteremo! Per la serie, “anche l’occhio vuole la sua parte”.

Le caratteristiche, dunque, che deve avere un CV di “successo” sono le seguenti:

  • Lunghezza: massimo 2 o 3 pagine. Mediamente il recruiter impiega una ventina di secondi per visionare il CV, per questo motivo è preferibile non dilungarsi in particolari non rilevanti.
  • Ordine ed efficacia: per rendere più confortevole la lettura possono essere usati gli elenchi puntati e il grassetto (come dicevamo prima). Non devono essere presenti errori di battitura ed è preferibile mantenere una grafica coerente e precisa, magari utilizzando font come Times New Roman o Arial. (Va sempre tenuto presente che un CV disordinato può essere considerato come elemento di superficialità).
  • Riconoscibilità: è consigliato inserire nel CV una fototessera professionale, con outfit adeguato. Ciò permette all’azienda o al recruiter di farsi un’idea di chi andrà ad incontrare. Anche l’immagine che comunichiamo ha la sua importanza.

Abbiamo finora visto quelli che sono gli aspetti più importanti che bisognerebbe sempre considerare quando si prepara un curriculum; di seguito riporto gli aspetti che, contrariamente, andrebbero sempre evitati:

  • Mentire: sia sull’esperienze lavorative che sulle proprie capacità e abilità professionali. Un recruiter, in sede di colloquio, impiega pochi minuti per mettervi alla prova.
  • Inviare un curriculum senza foto o con foto poco professionali: del primo caso se n’è già spiegato il motivo sopra parlando di “Riconoscibilità”. Del secondo, è bene sottolineare che inserire nel CV una foto al mare, in un locale, o stile selfie, rende il vostro documento immediatamente poco professionale e, di conseguenza, non fa “colpo” sul recruiter che sta operando il cosiddetto screening preselettivo.
  • Tutto ciò che ostacola l’aspetto “Ordine ed Efficacia” visto in precedenza: errori di battitura, assenza di una logica nella struttura, font diversi nello stesso documento o elaborati e di difficile lettura, font con colori diversi.
  • Monologhi e frasi complesse: essere brevi, in queste circostanze, ha un’incidenza notevolmente superiore alla scrittura di un saggio in cui raccontare le rispettive esperienze.

In conclusione, il consiglio che sento di darvi è fare in modo che il curriculum assomigli il più possibile al soggetto che lo prepara e ora, che avete qualche linea guida in più su come scriverlo, vi suggerisco di mettervi all’opera e creare il vostro miglior curriculum! In bocca al lupo!