L’INTELLIGENZA ARTICIFICALE NEL MARKETING: LA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA CHE STA TRASFORMANDO IL SETTORE

Viviamo in un’era in cui l’innovazione tecnologica avanza a ritmi vertiginosi e l’Intelligenza Artificiale (che da ora in avanti per comodità chiameremo IA) ha inaugurato una rivoluzione senza precedenti nell’epoca moderna.

Dalla stampa a caratteri mobili alla rivoluzione industriale, dall’avvento di Internet agli smartphone, ogni età ha visto cambiamenti straordinari che hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere, lavorare e pensare.

L’IA sta aprendo nuovi scenari nel dibattito economico globale, permettendo alle imprese di sfruttare le potenzialità illimitate della tecnologia per offrire esperienze uniche ai consumatori.

Oggi, però, ci vogliamo concentrare sui cambiamenti che sta portando questo strumento nel mondo del Marketing.

Negli ultimi anni lo sviluppo dell’IA ha contribuito ad aumentare la complessità del mondo della comunicazione, con l’obiettivo di offrire servizi personalizzati e originali.

L’IA diventerà sempre più capace di analizzare le azioni degli utenti, prevedere i loro comportamenti e comprendere le loro preferenze, abitudini e bisogni.

Ma quali benefici porta nel mondo del marketing e come può essere applicata nel settore?
Beh, se negli ultimi anni è diventata sempre più popolare tra marketers e web agency un motivo ci sarà.

Questa rivoluzione tecnologica consente di automatizzare e ottimizzare le attività di marketing rendendo estremamente più efficienti le aziende.

Basta pensare all’uso di “Chat GPT” per la stesura di testi brevi, lunghi o dettagliati; oppure a “Dall-E” per la creazione di immagini originali, o ancora ad uno degli esempi più calzanti: l’introduzione dell’Intelligenza artificiale in applicazioni come Adobe. La software house per eccellenza delle app di realizzazione ed editing video e foto, da qualche mese, ha dato la possibilità di modificare i progetti tramite un’IA interna.

E il bello di tutto questo è che siamo ancora all’inizio! Siamo sicuri che in questi anni vedremo cose che ci lasceranno senza parole, come “Paragraphica” una particolare macchina fotografica che “non scatta foto” grazie all’ IA (qui il link per capire di cosa si tratta e per provarla anche voi, perché sì è disponibile una versione online 😉 ).

Ma torniamo al focus del nostro discorso.

Esistono diversi tipi di Intelligenza Artificiale che sono ampiamente utilizzati nel settore del marketing già oggi, tra questi:

  • Marketing automation
    Grazie a software specializzati, le aziende possono automatizzare le attività di marketing e migliorare la qualità del messaggio comunicativo.
  • Machine learning
    Questa branca dell’IA prevede la creazione di algoritmi e modelli capaci di apprendere dai dati, senza bisogno di essere programmati esplicitamente per ogni singola attività.
  • Natural Language Processing
    Questa disciplina si occupa dell’interazione tra l’uomo e il computer, consentendo a quest’ultimo di comprendere, interpretare e generare il linguaggio umano. Ciò permette l’automazione di attività come la traduzione automatica, la generazione di testo e il riconoscimento del parlato.
  • Virtual assistant e chatbot
    Questi strumenti di IA possono interagire con gli utenti come esseri umani.
    I virtual assistant sono assistenti personali che aiutano a svolgere compiti specifici, mentre i chatbot sono programmi che dialogano con gli utenti su una vasta gamma di argomenti.

In conclusione, immaginate un futuro in cui gli algoritmi possono prevedere i desideri dei consumatori prima ancora che si manifestino e in cui le aziende possono analizzare milioni di dati in pochi secondi per creare campagne di marketing personalizzate per ciascun individuo.

Il marketing basato sull’IA consente di affinare la comprensione del mercato, segmentare i target e ottimizzare le interazioni, creando azioni di customer care efficaci e remunerative per i brand.

Possiamo dire che L’IA marketing rappresenta una nuova frontiera nel settore e il momento di abbracciare questa rivoluzione tecnologica è arrivato prima di quanto potessimo immaginare.

SCOPRI IL TUO POTENZIALE CON IL COACHING: GUIDA PER RAGGIUNGERE OBIETTIVI CONDIVISI.

Partiamo da una definizione: il coaching è un processo che permette di scoprire il proprio potenziale e di raggiungere obiettivi condivisi.
Quando si inizia questo percorso, molte persone si trovano spesso a rispondere con incertezza alla prima domanda posta dal coach: “Cosa vuoi fare?”. Risposta: “non lo so!”.
Ma attraverso il supporto di un coach possono iniziare un percorso di consapevolezza e realizzazione personale. In questo articolo, esploreremo come il coach può esserti di supporto per scoprire il tuo potenziale, individuare i tuoi obiettivi e raggiungerli in maniera efficace.

Il coach gioca un ruolo fondamentale come “scopritore di potenziale”. Spesso le persone non sanno perché “fanno ciò che fanno” o cosa vogliono davvero nella vita. La risposta potrebbe sembrare semplice o difensiva ma, spesso, è una sincera ammissione di incertezza. Il coach entra dunque in gioco per guidare il coachee, ovvero il cliente, verso una nuova consapevolezza di se stesso, aiutandolo a comprendere ciò che desidera veramente. Questo processo è avvincente e implica la costruzione di obiettivi condivisi, la scoperta del potenziale reale e la realizzazione dei desideri.

Il grande talento di un coach sta nel far emergere la consapevolezza nel coachee, aiutandolo a riconoscere la sua unicità e a prendere coscienza del proprio potenziale. Spesso le persone sottovalutano le proprie capacità e non si rendono conto delle risorse a loro disposizione. Il coach agisce come una guida sicura nel processo di autoesplorazione, incoraggiando il cliente a impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi.
Obiettivi che devono essere realistici, raggiungibili, e il coach lavora a stretto contatto con il cliente per creare un piano d’azione efficace. Durante questo processo, il cliente impara a identificare e sfruttare le proprie capacità e risorse per raggiungere i risultati stabiliti con il coach che fornisce sostegno, incoraggiamento e responsabilità al cliente lungo tutto il percorso di crescita e cambiamento.

Una delle convinzioni fondamentali del coaching è che tutte le persone hanno delle capacità. Spesso, tuttavia, queste capacità rimangono nascoste o non ben sfruttate. È qui che il coach aiuta il cliente a scoprire e valorizzare le sue competenze, aprendo nuove prospettive e opportunità. Grazie a questo supporto, il coachee acquisisce fiducia in se stesso e sviluppa un atteggiamento positivo nei confronti del proprio potenziale.

In conclusione, posso affermare che il coaching è uno strumento potente per scoprire il proprio potenziale e raggiungere obiettivi condivisi. Attraverso un percorso di consapevolezza guidato da un coach esperto è possibile superare l’incertezza e sviluppare una visione chiara dei propri desideri e obiettivi. Non importa quanto siate incerti o insicuri, il coaching può aiutarvi a rivelare le vostre capacità nascoste e adottare un approccio attivo per raggiungere il successo. Scegliere il coaching significa investire in sè stessi e nel proprio futuro, dando il via a un percorso di crescita personale che vi porterà a scoprire il vostro vero potenziale.

AFFACCIARSI AL MONDO DEI SOCIAL NETWORK: UNA GUIDA PER LE AZIENDE.

Negli ultimi anni i social network hanno rivoluzionato il modo in cui le persone comunicano, interagiscono e condividono informazioni. Tuttavia, non sono solo gli individui a trarre beneficio da questa trasformazione digitale. Le aziende hanno scoperto che i social network rappresentano un terreno fertile per raggiungere nuovi clienti, costruire brand awareness e creare un rapporto più diretto con il pubblico.
Ma quali sono le diverse strategie che le aziende possono adottare per affacciarsi al mondo dei social network con successo e renderli, realmente, delle risorse per il proprio business?

  1. Identificare gli obiettivi: Il primo passo per qualsiasi azienda che voglia entrare nel mondo dei social network è identificare gli obiettivi che desidera raggiungere. Questi possono includere come aumentare la visibilità del marchio, generare lead qualificati, migliorare il servizio clienti o creare una comunità online attiva. Identificare chiaramente gli obiettivi aiuterà a creare una strategia efficace e a misurare i risultati (punto che affronteremo più sotto).
  2. Conoscere il proprio pubblico di riferimento (buyer personas): È fondamentale conoscere a fondo il proprio pubblico di riferimento. Analizzare demografiche, interessi, comportamenti online e abitudini di consumo aiuterà a creare contenuti mirati e adatti al pubblico specifico di ciascuna piattaforma. (Un’azienda di moda potrebbe trovare maggior successo su Instagram, mentre un’azienda B2B potrebbe concentrarsi su LinkedIn).
  3. Scegliere le piattaforme giuste: Non tutti i social network sono adatti per ogni tipo di azienda. È importante scegliere le piattaforme giuste in base al pubblico di riferimento e agli obiettivi dell’azienda. Facebook, Instagram, Twitter, LinkedIn, YouTube e TikTok sono solo alcune delle opzioni disponibili. Ogni piattaforma ha le sue peculiarità e richiede un approccio unico.
  4. Creare contenuti di valore: I social network sono piene di contenuti, quindi è fondamentale distinguersi dalla massa. Le aziende dovrebbero concentrarsi sulla creazione di contenuti di valore che siano interessanti, utili e coinvolgenti per il proprio pubblico. Ciò può includere post educativi, tutorial, video accattivanti, sondaggi interattivi e molto altro. Il contenuto dovrebbe essere in linea con la personalità del marchio e creare un’esperienza autentica per gli utenti.
  5. Coinvolgere e interagire con il pubblico: Una delle chiavi per il successo sui social network è l’interazione con il pubblico. Le aziende devono rispondere ai commenti, alle domande e ai messaggi dei propri follower in modo tempestivo ed empatico. Questo crea un senso di vicinanza e fiducia con il pubblico, aiutando a costruire una relazione a lungo termine.
  6. Monitorare e misurare i risultati: Per valutare l’efficacia delle attività sui social network è essenziale monitorare e misurare i risultati. Utilizzare gli strumenti di analisi delle piattaforme social per ottenere informazioni sul coinvolgimento degli utenti, il numero di follower, il traffico generato e altre metriche pertinenti. Questi dati aiuteranno a migliorare la strategia e a ottimizzare le performance nel tempo.

Affacciarsi al mondo dei social network può essere un passo significativo per le aziende che desiderano aumentare la propria visibilità e interagire con il pubblico in modo più diretto. Tuttavia, è fondamentale adottare una strategia ben definita, conoscere il proprio pubblico di riferimento e creare contenuti di valore per ottenere i migliori risultati. Con una presenza attiva sui social network e una strategia mirata, le aziende possono sfruttare appieno le opportunità offerte da questa potente forma di comunicazione digitale.

RETRIBUZIONI E BENEFIT OGGI. COSA OFFRIRE AI NOSTRI COLLABORATORI

Già il titolo di questo articolo è sufficiente a far capire quanto l’argomento sia scottante e di forte attualità.

Addentrandoci nel tema “retribuzione e benefit“, possiamo subito evidenziare com gli stipendi non salgano ormai da diverso tempo, dal momento che il loro  gap netto/costo è sempre molto rilevante. C’è stata molta cautela nel concedere ai propri dipendenti degli aumenti sia nel corso del 2022, che durante questi mesi del 2023, mantenendone i livelli per lo più invariati.

Questa decisione, da parte delle imprese, è dovuta anche  al fatto di aver voluto adottare un criterio di discreta prudenza nella gestione dei propri budget, a fronte dell’instabilità improvvisa dei mercati internazionali e della crisi energetica emersa a seguito dello scoppio del conflitto bellico in Ucraina.

Volendo ipotizzare uno scenario nel prossimo futuro, possiamo pensare che le aziende continueranno ad adottare molta cautela nei propri investimenti e, di conseguenza, anche nella direzione degli aumenti salariali.

I dipendenti, pertanto, si rivolgono e si rivolgeranno sempre di più a contesti aziendali che possano, in diversi modi, agevolare il contenimento dei propri costi di gestione, sedi agevolmente raggiungibili, con possibilità di flessibilità sia negli orari che nel luogo di lavoro, con disponibilità di benefit, insomma  che  migliorino in definitiva, se non l’introito in denaro, la qualità della loro vita.

I benefit che le aziende possono offrire ai propri collaboratori di natura non monetaria, con lo scopo di proporre ai propri collaboratori migliori condizioni di lavoro e rimanere competitive rispetto agli standard del settore di riferimento, tenendosi stretti così i migliori talenti, sono di vario tipo.

Possiamo dire che computer, buoni pasto e telefono sono ormai oggi considerati una “dotazione standard” nella quasi totalità delle offerte lavorative proposte dalle imprese, mentre stanno finalmente prendendo sempre più piede anche altre forme di vantaggi disponibili riguardanti il benessere della persona, l’assistenza familiare e l’equilibrio tra lavoro e vita privata.

In buona sostanza, possiamo dire che tutto quanto è WELFARE AZIENDALE.

Come possiamo rilevare dalla statistica qui sotto riportata, dal punto di vista dei dipendenti, i benefit più desiderati sono quelli relativi alla possibilità di raggiungere un ottimale work-life balance ed alla flessibilità lavorativa.

BENEFIT  ATTUALMENTE PIU’ APPREZZATI   (Fonte:  Hays italia)

  • 53%   Lavoro flessibile
  • 51%   Assicurazione sanitaria | Copertura medica privata
  • 48%  Buoni pasto | Mensa aziendale
  • 41%   Computer uso promiscuo
  • 19%   Telefono uso promiscuo
  • 17%   Auto aziendale
  • 12%  Fondi pensionistici
  • 9%  Assicurazione vita
  • 7%  Incentivi azionari
  • 6%  Istruzione figli
  • 6%  Rimborso utenze domestiche
  • 6%  altro

Sappiamo bene che il pacchetto benefit è oggi uno dei principali aspetti, oltre allo stipendio, che viene preso in considerazione sia quando le persone decidono se accettare o meno un’offerta di lavoro, sia quando valutano se rimanere o meno al proprio posto di lavoro, magari aspirando a ricoprire un ruolo che si allinei al meglio con la propria esperienza, esigenza ed aspettativa.

La flessibilità ed il benessere personale stanno diventando tematiche di discussione sempre più importanti nei luoghi di lavoro e la produttività/redditività delle imprese sono strettamente collegate a questi valori.

INCENTIVI E ASSUNZIONI AGEVOLATE

Quando si parla di Incentivi o di Assunzioni Agevolate, ci si riferisce a un insieme di misure previste dal nostro sistema giuridico, volte a promuovere l’inserimento, il reinserimento e la stabilizzazione di specifiche categorie di lavoratori a fronte di un contributo economico che consente, almeno in parte, di ridurne il costo.

In particolare, l’obiettivo principale delle assunzioni agevolate è quello di favorire l’accesso al mondo del lavoro per specifiche classi di lavoratori che incontrano maggiori difficoltà nell’inserimento.

Solitamente i destinatari di tali misure sono:

  • giovani under 30
  • under 36 precari
  • over 50 o donne disoccupati di lungo periodo
  • persone con disabilità
  • percettori di prestazioni di sostegno al reddito
  • persone residenti in specifiche zone territoriali

Si vuole così “spingere” la stabilizzazione, ad esempio, di giovani privi di esperienza, lavoratori che si sono sempre trovate in uno stato di precarietà nell’arco della vita lavorativa, persone fuori dal mercato del lavoro da diverso tempo, individui con ridotta capacità lavorativa, soggetti che a causa di momentanea difficoltà economica gravano sulla collettività, persone che vivono in regioni con alto tasso di disoccupazione.

Queste categorie hanno tutte un elemento in comune: entrare/rientrare nel mercato del lavoro si prospetta, per loro, più arduo rispetto a “colleghi” che non fanno parte delle categorie sopra descritte.  Qui entra in gioco lo Stato (o gli enti locali), prevedendo un “ristoro” economico a favore dell’azienda che dà a queste categorie l’opportunità di formarsi, riqualificarsi, adeguando le postazioni di lavoro o ancora procurando un risparmio alla collettività.

Queste agevolazioni solo molto varie e possono riguardare sia gli aspetti fiscali che quelli contributivi, oppure concretizzarsi in particolari tipologie contrattuali o in veri e propri contributi erogati direttamente sul conto corrente dell’azienda. Possono essere strutturali o temporanei, a rimborso o a compensazione, retroattivi o con decorrenza futura.

Per beneficiare di tali incentivi è fondamentale soddisfare determinati requisiti e rispettare le specifiche normative europee e nazionali (dal rispetto dei principi generali, che più o meno tutti gli incentivi abbracciano, sino alla regolarità contributiva – il c.d. DURC – dell’azienda richiedente).

Come può, quindi, un’azienda essere sempre informata e poter beneficiare di queste agevolazioni?

Subentra qui la figura del Consulente del lavoro, un professionista che riveste un ruolo fondamentale per le imprese che desiderano, appunto, ottimizzare le proprie risorse e beneficiare delle suddette agevolazioni.
Queste ultime rappresentano un’opportunità preziosa per le aziende che intendono accrescere le proprie squadre con un considerevole risparmio sui costi.

In conclusione, un (bravo) professionista ha quindi il compito di guidare le aziende attraverso il complesso labirinto delle disposizioni normative legate al mondo alle assunzioni agevolate, indicando loro il modo corretto di massimizzare i vantaggi offerti dagli incentivi disponibili.

I PRINCIPALI NEMICI DELLA CREATIVITA’

Hai mai sentito parlare dei peggiori nemici della creatività?
Ci sono diversi fattori che possono ostacolarla ma, prima di vedere quali, inquadriamo il tema partendo dalla definizione di questo concetto:

La creatività è la capacità di generare idee o produzioni originali e innovative.
È un processo mentale che coinvolge una serie di elementi come esperienze personali, conoscenze e intuizioni per dar vita a qualcosa di nuovo.

Per chi lavora nel mondo della comunicazione, del marketing o della grafica è imprescindibile avere un team di persone creative per affrontare determinate situazioni in modo non convenzionale, pensare in modo flessibile e trovare soluzioni originali.
Per questo motivo la creatività è vista come una risorsa preziosa, sia nella nostra vita che nel lavoro.
Ma quali sono, dunque, quei “nemici” che la ostacolano e che dobbiamo cercare di evitare?
Vediamoli di seguito:

  1. La mancanza di competenza
    Primo tra tutti, la competenza è un elemento fondamentale e riguarda la conoscenza approfondita di un campo specifico, nonché l’esperienza acquisita nel corso del tempo. Creatività e competenza sono due qualità complementari che si influenzano reciprocamente. La prima alimenta l’innovazione e l’originalità, la seconda offre solidità e padronanza per trasformare le idee creative in realtà.
  2. La paura del giudizio
    La paura di essere giudicati o criticati può limitare la volontà di esprimere le nostre idee creative. La preoccupazione di essere ridicolizzati o respinti può rendere le persone meno propense a pensare in modo creativo.
  3. Voler essere troppo originali
    Quando si vuol essere troppo originali si rischia che le proprie idee finiscono per non essere comprese o apprezzate in quanto le persone potrebbero non essere in grado di capire ciò che si propone. Essere troppo creativi e uscire dagli schemi in maniera smisurata comporta un “allontanamento dalla norma”, da ciò che conosciamo e con cui abbiamo una certa familiarità, quando proprio quest’ ultimo aspetto è proprio ciò che la maggior parte delle persone preferisce.
    Generare resistenza può ostacolare il progresso delle nostre idee creative, per questo è sempre bene tener in mente la famosa frase less is more.
  4. Voler essere poco originali
    L’artista, il designer, il grafico o colui che “crea” ha il compito di generare qualcosa di nuovo o creativo al punto da suscitare un’emozione. La mancanza di originalità può portare ad un blocco e questo succede quando, per paura di osare di più, si tende ad attingere sempre dalle stesse idee o soluzioni senza mai spingersi oltre la cosiddetta “comfort zone”. La creatività si nutre esattamente dell’esatto contrario in quanto si muove sempre verso sfide nuove che permettono di crescere e migliorare nello sviluppo di idee sempre più originali. Originalità e creatività sono gli ingredienti essenziali per aprire le porte a nuove opportunità, in quanto i nostri clienti sono spesso alla ricerca di idee nuove, fresche e se non siamo in grado di fornirgliele rischiamo di perdere l’opportunità di partecipare a progetti interessanti, collaborazioni stimolanti o esperienze di crescita.
  5. La ricerca costante della perfezione
    La grafica perfetta, il progetto perfetto o l’idea perfetta non esistono.
    L’errore più comune è proprio legato alla ricerca della perfezione, spesso definita fondamentale per avere un lavoro di valore e di successo. Alcune volte si rischia anche di non iniziare nemmeno un nuovo progetto perché si pensa: “Tanto non riuscirò mai a farlo come vorrei, non sarà mai perfetto!”.
    Quante volte abbiamo sentito la frase “la perfezione non esiste”?
    Decine, se non centinaia, di volte. Ed è proprio vero perché ciò che conta è fare. Il segreto è puntare sempre a migliorare e questo è possibile, appunto, solo facendo. Essere perfezionisti non è sempre un obiettivo lodevole, anzi, qualora si perseguisse questo obiettivo in modo eccessivo, potrebbe diventare un ostacolo alla nostra creatività.

Questi sono alcuni degli ostacoli comuni che possono limitare la creatività di una persona. È importante riconoscere questi nemici e cercare di affrontarli per liberare il potenziale creativo che, in qualsiasi lavoro, è un elemento fondamentale. Figuriamoci in un mondo in costante evoluzione come quello attuale, dove pensare in modo innovativo è diventato un aspetto, quasi, imprescindibile.

STRATEGIE DI MARKETING PER AFFRONTARE LE DIFFICOLTÀ

Il Marketing e la recessione economica sono due elementi che sicuramente non vanno d’accordo. Spesso nel nostro paese, soprattutto per le piccole medie imprese, è difficile capire il valore di avere una strategia di marketing oculata e quanto, grazie ad essa, sia possibile minimizzare eventuali fatturi esterni negativi e, addirittura, emergere più forti di prima.

In questo articolo, esploreremo alcune strategie di marketing che ogni azienda potrebbe adottare durante i momenti difficili per mantenere una posizione competitiva sul mercato:

  • Comunicazione chiara e incentrata sul valore:

In un periodo di incertezza economica, i consumatori sono più propensi a valutare attentamente i loro acquisti. Diventa quindi importante comunicare chiaramente il valore dei prodotti/servizi offerti dall’azienda. Concentrarsi sugli aspetti come prezzo, qualità e durata dei prodotti, può aiutare a differenziarsi dalla concorrenza e mantenere la fedeltà dei clienti.

  • Investire nella comunicazione e nell’ottimizzazione dei motori di ricerca (SEO):

Ormai è assodato che la maggior parte dei potenziali clienti si rivolge a Internet per cercare prodotti e servizi a prezzi convenienti. Investire nell’ottimizzazione dei motori di ricerca può aiutare l’azienda a migliorare la sua visibilità online e raggiungere nuovi clienti. Creare contenuti rilevanti e di alta qualità, migliorare la struttura del sito web e puntare ad una comunicazione efficace sono cose che sicuramente porteranno ad aumentare il traffico organico verso il proprio sito web e, di conseguenza, far conoscere meglio la propria azienda.

  • Offerte speciali e promozioni:

I consumatori sono (quasi sempre) alla ricerca di offerte speciali e promozioni che offrano un valore aggiunto. Creare bundle promozionali, offrire coupon o consulenze “tailor made” può incentivare i clienti ad acquistare anche durante periodi di incertezza economica. Ovviamente bisogna essere certi che le offerte siano sostenibili per l’azienda e che garantiscano comunque un margine di profitto adeguato senza svalutare il proprio lavoro.

  • Valorizzare la relazione con i clienti esistenti:

Durante i momenti difficili, mantenere una buona relazione con i clienti esistenti diventa ancora più importante. Fornire un servizio clienti di qualità, essere disponibili per rispondere alle domande e aiutarli a risolvere eventuali problemi, sono tutti aspetti che possono contribuire a mantenere la fedeltà dei clienti. Inoltre, i clienti soddisfatti possono diventare dei promotori dell’azienda, fornendo referenze positive ad amici e parenti.

 

In conclusione, possiamo dire che affrontare una recessione economica richiede flessibilità e adattabilità da parte delle persone ed ancor di più delle aziende.
Non bisognerebbe mai avere paura dei cambiamenti e restare fermi, perché è proprio nei momenti difficili che si possono costruire strategie vincenti che permettano di prosperare, anche “nel caos”.

CHI È E COSA FA IL BUSINESS COACH?

Il business coach è un professionista altamente qualificato che può aiutare imprenditori, manager e professionisti a sviluppare le loro capacità di leadership, gestione e comunicazione per raggiungere obiettivi di business e di carriera.

Al giorno d’oggi, però, capisco che esiste ancora molta confusione su questa professione in quanto spesso mi viene chiesto: “Chi è il coach? Che cosa fa?”.
Relazionandomi con i miei clienti ho potuto notare che nella maggior parte dei casi il coach viene confuso con un formatore, un insegnante, un tutor.

Niente di tutto questo. Il coach è un professionista abilitato ed iscritto ad un albo nazionale che esercita una professione di supporto attraverso un metodo fondato su “domanda e risposta”.
Le domande mirano a costruire un piano d’azione cognitivo e fattibile per arrivare ad ottenere la realizzazione di un obiettivo che è stato condiviso con il “Coachee” (o cliente).
Il compito del coach è facilitare l’individuazione e il raggiungimento degli obiettivi, è scoprire e valorizzare il potenziale del Coachee. Un alleato che ti porta nel “mondo del fare” con cui costruire, attraverso la creatività, obiettivi raggiungibili, stimolanti e misurabili.

 

Inoltre, in questo articolo, vorrei sfatare alcune delle false credenze più comuni sul business coach, spiegandovi più nel dettaglio cosa fa questo professionista.

  1. “I business coach sono solo per le grandi aziende” FALSO.
    Sono utili per qualsiasi tipo di azienda, indipendentemente dalla dimensione. Un business coach può aiutare anche i piccoli imprenditori a migliorare le loro strategie di marketing, a gestire meglio il loro tempo, a sviluppare le loro capacità di leadership e molto altro.
  2. “I business coach ti dicono cosa fare” FALSO.
    Il lavoro del business coach non consiste nell’imporsi come la soluzione ai problemi del cliente, ma di aiutare il cliente a trovare le proprie soluzioni. Guida il cliente attraverso il processo di sviluppo di soluzioni efficaci ma, la decisione finale, è sempre del cliente.
  3. “Il business coach ti fa diventare ricco in poco tempo” FALSO.
    Il business coach non garantisce il successo finanziario in poco tempo. Il suo ruolo è quello di aiutare il cliente a sviluppare strategie efficaci per raggiungere i propri obiettivi di business a lungo termine. Il successo richiede tempo, impegno e perseveranza.
  4. “Il business coach è utile solo per risolvere problemi” FALSO.
    Non serve esclusivamente a questo ma pianifica con il cliente il miglior modo per risolvere eventuali problemi e raggiungere i propri obiettivi di business, sviluppando una visione più chiara e la giusta strategia.
  5. “Il business coach non è necessario se sei già un imprenditore di successo” FALSO.
    Anche gli imprenditori di successo, forse ancora di più, possono beneficiare del supporto di un business coach per fare un’analisi su nuove idee e strategie da sviluppare per mantenere il successo nel tempo.

In conclusione, i coach più talentuosi ed esperti sanno porre le giuste domande e seguire, attraverso le risposte e il dialogo con il cliente, piste e strade che portano a traguardi e a risultati a volte inaspettati. Deve essere chiaro, però, che per ottenere determinati risultati è determinante creare un rapporto di fiducia con il Coachee e, con ferma convinzione, posso dire che “trovare un coach con cui costruire insieme un futuro desiderato è come trovare un tesoro”.

IL FENOMENO DELLE DIMISSIONI E LA RICERCA DELLA SOSTENIBILITÀ

Diventa sempre più frequente, per i lavoratori, preferire le dimissioni alla consueta vita d’ufficio.
Questo fenomeno delle “grandi dimissioni” non scaturisce soltanto dalla stanchezza dei lavoratori nell’affrontare le classiche problematiche legate al recarsi in ufficio ma deriva anche da una maggiore consapevolezza e determinazione nel cercare una nuova sostenibilità e nel desiderare, fortemente, di diventare esseri umani migliori.

Queste parole trovano conferma nell’indagine condotta da Deloitte[1] (e riportata da “Il Sole 24 ore”[2]), dove si evince che per l’80% dei lavoratori italiani è sempre più importante che la loro azienda si impegni concretamente in programmi e iniziative di sostenibilità e solo il 15% di dichiara di lavorare per un’organizzazione del genere.

 

Sostenibilità, appunto, non soltanto riguardo all’aspetto ambientale ma in riferimento anche ad un Capitale Umano verso il quale le aziende dovranno garantire “una visione più agile, inclusiva e sostenibile del lavoro”[3].

Sempre secondo questo sondaggio, 6 persone su 10 sono interessate a rimanere in un’azienda che crea valore non solo per gli azionisti ma anche per i lavoratori, in quanto esseri umani, e per la società in

generale.

Progettare ambienti fisici, digitali o ibridi che si adattino alle diverse esigenze lavorative, rispettando le preferenze delle persone rispetto al “come”, “quando” e “dove” svolgere il proprio lavoro.
È questa la sfida che le aziende oggi devono affrontare costantemente, ridefinire il concetto di “luogo di lavoro” rispettando le preferenze del proprio capitale umano e accompagnando loro con un adeguato avanzamento tecnologico.

Tornando ai dati, solo il 14% del campione intervistato ritiene che la loro azienda sia pronta a questa evoluzione e, al tempo stesso, il 14% delle aziende italiane si sente preparata a sostenere una maggiore influenza dei dipendenti nei contesti lavorativi.

 

Cosa significa questo?
Senza ombra di dubbio, è necessario che i leader adottino una nuova mentalità e un nuovo “modus operandi” che consenta loro di sperimentare con curiosità e coltivare relazioni profonde con le persone.

 

Voi siete pronti?

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[1] https://www2.deloitte.com/us/en/insights/focus/human-capital-trends.html#framing-the-challenge  (ultima consultazione: 19.04.2023)

[2] https://alleyoop.ilsole24ore.com/2023/04/18/generazione-dimissioni/?utm_medium=LISole24Ore&utm_source=LinkedIn#Echobox=1681826328-2 (ultima consultazione: 19.04.2023)

[3] Ibidem

CAMBIAMENTI NEGLI ANNUNCI DI LAVORO: LA NUOVA NORMATIVA EUROPEA

In data 30 marzo 2023 è stata approvata dal Parlamento Europeo[1] la nuova direttiva in materia di trasparenza retributiva che avrà lo scopo di consentire ai lavoratori di individuare e contrastare ogni forma di discriminazione tra donne e uomini sul luogo di lavoro in termini salariali.

Sarà imposto a tutte le imprese appartenenti all’UE l’obbligo di divulgazione delle informazioni atte ad agevolare il confronto degli stipendi dei dipendenti, denunciando ogni forma di divario retributivo di genere.

Appare doveroso analizzare le ragioni fondanti che hanno portato all’approvazione di queste nuove disposizioni. All’interno della relazione della proposta di direttiva, redatta il 4 marzo 2021, così si legge:

 

L’iniziativa mira a contrastare il persistere di un’applicazione inadeguata del diritto fondamentale alla parità retributiva e a garantire il rispetto di tale diritto in tutta l’UE, stabilendo norme in materia di trasparenza retributiva per consentire ai lavoratori di rivendicare il loro diritto alla parità retributiva.” [2]

 

Tale decreto è stato conseguente alla risoluzione del Parlamento europeo del 21 gennaio 2021 sulla strategia dell’UE per la parità di genere. In tale circostanza è stato richiesto alla Commissione di:

 

“redigere un nuovo ambizioso piano d’azione per far fronte al divario retributivo di genere all’interno del quale siano stabiliti degli obiettivi chiari per gli Stati membri al fine di ridurre il divario salariale di genere nei prossimi cinque anni.” [3]

 

Queste disposizioni sono state avanzate con lo scopo di mettere in luce i pregiudizi di genere nei sistemi retributivi di inquadramento professionale che non valorizzano il lavoro di donne e uomini in modo paritario e neutro sotto il profilo del genere.

La proposta di direttiva chiarisce come tali misure debbano essere considerate all’interno di un più ampio pacchetto di misure e iniziative volte ad affrontare le cause profonde del divario retributivo di genere e a consentire l’emancipazione economica delle donne.

Viene specificato inoltre come tale iniziativa rientri all’interno di un approccio:

 

“multidimensionale che comprende, inoltre, la direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare con iniziative settoriali per combattere gli stereotipi e migliorare l’equilibrio di genere” [4]

 

A fronte di queste premesse va letto l’articolo 5 dedito alla Trasparenza retributiva prima dell’assunzione. Il candidato è tenuto a ricevere dal futuro datore di lavoro informazioni sulla propria retribuzione iniziale “sulla base di criteri oggettivi e neutri sotto il profilo di genere” non solo in sede di colloquio ma anche all’interno dell’inserzione lavorativa.

Inoltre il datore di lavoro non potrà avere dai candidati informazioni sulle precedenti retribuzioni.

 

La definitiva entrata in vigore delle nuove disposizioni avverrà a seguito dell’approvazione formale da parte del Consiglio europeo con la pubblicazione all’interno della Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Gli stati membri saranno tenuti ad adottare le nuove normative entro 3 anni dall’entrata in vigore a livello comunitario.

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[1] https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/OJQ-9-2023-03-30_IT.html

[2] Proposta di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio, Bruxelles, 2021 p.1

[3] Divario retributivo di genere: le donne guadagnano meno degli uomini nell’UE? in Attualità – Parlamento Europeo, 2020

[4] Proposta di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio, Bruxelles, 2021 p.2